Omelia pronunciata alla Messa degli Italiani il 15 Agosto 2009 a Medjugorje
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 39-46)
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse: “ L’anima mia magnifica il Signore…
C’è una forte intesa fra le donne quando si confidano le loro difficoltà, i loro segreti, le esperienze intime della loro vita, le apprensioni per quello che sta accadendo nella loro corporeità, quando sentono di avere in seno una vita che nasce. Non è solo connivenza, diventa subito solidarietà, desiderio di aiuto, condivisione dei pensieri e dei timori, delle cure e delle speranze. La comunicazione che fa una donna di essere in attesa di un bambino è una notizia che sempre mette in moto la vita. Talvolta è angoscia, perché non lo si vuole; spesso è dramma perché non si è preparati; talora è disperazione perché si è stati abbandonati; molte volte è gioia perché si compie una attesa, si realizza un sogno d’amore, si completa una vita di famiglia, si avvera la gioia del dono. Trepidazione, smarrimento, sorpresa, stupore. E’ il grande mistero della vita, cui spesso siamo abituati come se fosse un caso o una routine. Invece la vita è sempre una grande novità, è sempre la visita di Dio, è la sua presenza nel mistero e nel tessuto delle nostre relazioni. Nascono purtroppo non poche volte desideri di morte, si mettono in moto tragiche opzioni senza ritorno, ma spesso la vita trionfa, l’umanità si rinnova e continua la sua strada di accoglienza, dono, solidarietà, condivisione.
Chi si trova in questa situazione è una donna avanzata in età, Elisabetta, di origini nobili, della casta sacerdotale, sposa a un ministro dell’Altissimo, a un fedele servitore del tempio. Aveva aspettato tutta la vita un bambino, l’aveva desiderato tanto come ogni donna che vuol vivere in pienezza la sua vita, ma non le era stata data questa grazia e proprio quando aveva riposto nel cassetto ogni suo sogno si trova a registrare questo fatto sconvolgente, questa gioia incontenibile, questa sorpresa e stupore. Nasce però anche il timore: alla mia età? Che sarà di questo bambino, come nascerà? Il marito, il vecchio Zaccaria, era rimasto muto e la confortava con segni e i segni andavano sempre decifrati, capiti, inscritti in un disegno più grande di loro, nella grande bontà di Dio.
Maria, la madre di Gesù viene a conoscere questa situazione bella e delicata, e decide di mettersi a fianco di Elisabetta per aiutarla a vivere serenamente l’attesa, perché anche lei è in attesa, anche lei è stata tirata nel vortice incontenibile della vita divina. Maria ha avuto la notizia della vita che si sta costruendo in Elisabetta dall’angelo: anche Elisabetta tua parente…è già al sesto mese. E’ una notizia che la conferma nella grandezza di Dio, sa di una nuova nascita e gioisce. Si mette immediatamente in moto, va in fretta, verso la montagna, lascia la sua casa, non mossa da ansia o incertezza, ma da gioia e premura.
Per quelle strade di montagna non si sposta solo una ragazza nella sua voglia di vivere, di correre, di essere là dove c’è bisogno di lei, ma si sposta lo stesso Gesù : Maria è già in attesa del figlio di Dio e questo figlio partecipa già dei progetti di sollecitudine e amore della madre. E’ come l’antica arca che gli ebrei portavano sempre con sé, un’arca che conteneva i segni della presenza di Dio. Oggi questa arca è una vita, un corpo, una persona, una creatura, la creatura senza macchia, senza peccato, nello splendore della creazione che Dio desiderava per tutti gli uomini piena di grazia e abitata da Dio. Sarà Elisabetta a percepirne la presenza attraverso quel balzo che nel seno Giovanni esprimerà.
E l’incontro tra le due madri è tra le scene più belle della storia umana di tutti i tempi: la giovanissima e l’anziana, il nuovo e il vecchio testamento, il compimento delle promesse e gli ultimi sospiri dell’attesa, la vita di Dio e la vita dell’uomo, il Magnificat e l’Ave Maria.
Sono i due bambini ancora all’inizio della vita che si parlano, che cominciano a sconvolgere il mondo, che esprimono la gioia del mondo per quello che Dio sta finalmente compiendo. Una benedizione nasce nella bocca di Elisabetta, un canto di lode in quella di Maria. Rallegrati Maria, dice Elisabetta; l’anima mia esulta nel Signore dice Maria. Benedetto il frutto del tuo grembo, benedetto il figlio di Dio, benedetto il futuro che nasce, dice Elisabetta; grandi cose ha fatto l’Altissimo e noi ne diamo a tutti testimonianza. Dio è grande, Dio è forte, Dio è la pienezza della nostra vita.
In questo turbine di sentimenti umanissimi si inscrive la festa dell’Assunta, la festa della corporeità di una donna che entra nella vita divina, il nostro corpo è la finestra dell’anima che si apre per sempre nell’eternità. Oggi, 15 agosto, nel massimo del divertimento o del riposo, dello spreco o della serenità, del turismo o del rientro in famiglia, nei luoghi che hanno definito la nostra infanzia, nella ricerca nostalgica di un tempo perduto o nella lode a Dio per quello che abbiamo ricevuto, guardiamo a Maria, la madre di Gesù. Ci lasciamo attrarre da Lei nel suo modo di pensare il mondo, soprattutto nella meta della nostra vita. Siamo fatti per il mondo di Dio, per il Paradiso e vogliamo vivere con il cuore puntato là, per vincere tutto il male che incontriamo nella nostra vita e non lasciarci appesantire il cuore nelle nostre piccole e grandi miserie.
15 Agosto 2009
+Domenico