Una riflessione sul vangelo secondo Luca (Lc 2,36-38)
Capita a tutti di incrociare in luoghi di grande afflusso di persone, mercati, piazze … santuari, cattedrali, delle nonnine “rattrappite”, con a seguito borse, pacchi, stracci e carrelli dove … si tengono tutto il necessario e il superfluo che fa la loro vita.
Le vedi vagare, parlare tra sé, ogni tanto imprecare contro cose o persone, e alla fine acquietarsi, senza badare a niente e a nessuno, nemmeno a chiedere qualche spicciolo … per vivere.
Doveva fare questa impressione la vecchia profetessa Anna di cui parla il vangelo di Luca; era proprio vecchia: ottantaquattro anni di allora sono come … più di 100 nel terzo millennio.
La sua età era … un età, però, che non aveva spento l’attesa del popolo di Israele.
La vera vecchiaia è non aspettare più niente, vivere ogni giorno senza speranza, credere che tutto sia deciso e che inesorabilmente venga avviato verso un fantomatico destino su un nastro trasportatore.
Puoi essere vecchio anche da giovane, quando ti assale la noia, quando stai ai bordi dell’esistenza a fumarti la vita, la salute e le energie, quando ti affidi alle sostanze perché non senti più il sapore dell’esistenza, quando senza accorgerti cominci a dire ormai o, peggio ancora, “ai miei tempi”.
Anna invece non s’allontanava mai dal tempio.
Non era una chiesa qualunque, un luogo di funzioni religiose, era il cuore di un popolo, era il punto di arrivo di ogni attesa, aspirazione, provocazione e ricerca.
Se il Signore, benedetto sia il suo nome, manda il salvatore, è da qui che deve passare, è da questo luogo di preghiera, è da questa rete di scambi, di aspettative che si consumano ogni giorno.
Lei aveva in cuore una certezza: Dio avrebbe risposto a questa sete di salvezza e bisognava prepararsi, allenare il cuore a percepire la venuta del Salvatore.
Lui non lo si aspetta nei bagordi, nelle piazze, nelle caserme, nei palazzi dei re: Lui è re, ma si lascia accogliere nei cuori puliti, e digiunava, non dava al corpo tutto il cibo di cui sentiva il bisogno per tenere il cuore desto.
A noi invece hanno sempre insegnato che se senti un istinto, devi seguirlo: Che c’è di male nel mangiare e nel bere? Perché devo andare contro la natura se questa è stata così ben fatta da Dio? Lei invece coglieva che il corpo si intorpidisce se non lo tieni allenato alla ricerca; lei sapeva ciò che ogni sportivo conosce, che se hai una meta davanti devi prepararti tutto: cuore, spirito e corpo a perseguirla.
Non sei un masochista, ma un atleta che fa convergere tutto alla competizione, allo scopo della sua attesa.
Se accontenti sempre il corpo, l’anima s’addormenta, se hai il coraggio di tenerlo in tensione la vita si arricchisce, la vista si pulisce e il cuore si allarga.
Quando Anna vede il bambino non le par vero di poterlo dire a tutti … tanto lo aveva immaginato che la vita, il futuro di questo bambino le era davanti agli occhi come una certezza.
Questo bambino che abbiamo atteso a lungo, che io nella mia lunga vita ho sempre pensato e immaginato, che nelle mie preghiere mi era dato di sentire, che i nostri avi hanno da sempre previsto, che molti si sono stancati di aspettare, è qui.
La vita ora è diversa.
Sono vecchia da buttare, ma sono contenta di aver dato a voi questo segnale di speranza.
Ora lo affido a voi, non me lo trattate male, perché chi vi ha preceduto lo ha aspettato per millenni.
Lui è il punto di arrivo del nostro popolo, non aspettate altri.
Non fu così: la malvagità umana anche oggi lo continua a inchiodare in croce, ma Anna lo gode risorto e definitivo con i suoi padri.