Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,29-34)
La nostra esistenza è sempre una continua ridefinizione delle nostre persone, una ricerca di nuovi contatti e nuovi accordi, di contratti, di relazioni affettive, sociali, di lavoro.
La famiglia ne è un tessuto continuo, perché ogni persona ha i suoi progetti che deve far convivere e condividere con quelli degli altri, in un clima, in questo caso di grande calore umano e affetto.
Le soluzioni delle difficoltà non sono sempre a portata di mano:ti vengono dalla pazienza e dall’esperienza.
Qualche volta, se trovi la persona esperta, capace, saggia che ti dà un consiglio, che ti aiuta a collocare il problema sotto un’altra luce ti sembra di rivivere, di riprendere carica … e quando hai trovato una persona che ti ha aiutato a ritrovare coraggio, che ti ha dato forza per uscire dalle tue paranoie, allora lo suggerisci anche ad altri che stanno cercando come te.
Qualche volta è un amico o un’amica, altre volte è un prete o un religioso.
Giovanni il battezzatore, aveva consumato la sua esistenza per riuscire finalmente a trovare in Gesù questa persona straordinaria, definitiva, che offriva gambe ai sogni, che sapeva dare forza interiore alla vita, che era capace di andare oltre le piccole speranze di ogni giorno.
Lui, Giovanni, predicava nel deserto, era riuscito a richiamare la gente in un luogo che ti costringe a staccare la spina, ma la vita non poteva sempre continuare nel deserto, occorreva dare energia, forza di cambiamento alla vita di tutti i giorni, come stiamo tentando di fare in questi giorni verso la conclusione del periodo natalizio.
Non è sufficiente trovarci dei bei momenti di silenzio: occorre aver dentro un fuoco, un ideale, una scossa di vita diversa, una forza che travolge e che soltanto Dio può dare.
Giovanni questa forza l’aveva intuita prima e poi servita in Gesù: Per Lui stava vivendo, a Lui allora ha orientato senza riserve tutta la gente; aveva provocato una sete ed era giusto che al momento opportuno ne indicasse la sorgente.
Ecco, disse, l’agnello di Dio, è lui quella persona che stavamo aspettando, colui che senti già di amare senza aver visto, è Lui.
E’ Lui che ti scava nel cuore voglia di bontà, desiderio di vita pulita.
Quando ti nasce dentro una nostalgia di bene, è Lui che stai cercando.
Quando senti di essere stato una carogna con i tuoi amici, con i tuoi fedeli, con tua moglie o con tuo marito o con i figli o con i genitori, è il suo perdono che stai cercando, non è solo buona educazione o cortesia.
Và più in profondità e troverai Lui.
Ciascuno di noi ha bisogno di un tessuto di relazioni per vivere, per orientarsi nelle scelte, per crescere, per dare alla sua esistenza una direzione, per sentirsi pienamente persona.
Abbiamo una forte identità, ma la costruiamo nel confronto, nel dialogo, nello scambio di sentimenti, nel coinvolgimento con altri.
Soprattutto poi se si tratta di portare avanti progetti, lanciare messaggi, convincere, abbiamo bisogno di fare squadra.
Gesù si trova lanciato sulla scena della vita del popolo di Israele con questo perentorio: Ecco l’agnello di Dio, che viene perpetuato da allora in un gesto liturgico quotidiano.
Gesù non si trattiene dall’offrirsi come la forza che cerchiamo.
A noi non trattenerci dall’incontrarlo perché non ci va di andare a messa, o di celebrarla o di vederla come l’appuntamento necessario della nostra vocazione di cristiani.
Lui ti viene incontro anche prima a darci certezza nuova di vita.
3 Gennaio 2020
+Domenico