Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 4, 12-17.23-25)
Nella vita di ciascuno di noi, quando sentiamo di aver chiaro per chi e per quale ideale vivere, aspettiamo il momento più adatto per metterci in gioco.
E’ l’incontro con una persona che ci sembra quella che cercavi da sempre, è finalmente il posto di lavoro dopo tanti curricula che hai spedito, è l’avvicinarsi di un addio a tutti perché hai trovato la strada per realizzare i tuoi sogni, la tua vocazione e questa ti chiede di partire e di non voltarti indietro…
Gesù, nella sua umanità e nel suo dialogo con Dio Padre, sapeva di avere davanti una strada, che avrebbe definito tutta la sua vita e aspettava dei segnali per darle un inizio deciso; aveva saputo che Giovanni, da lui seguito con decisione nel deserto, era stato imprigionato.
Colui che aveva aperto a Lui la strada era finito nelle mani di Erode e aveva lasciato la strada a Lui.
Allora Gesù lascia Nazareth, la sua dolce casa, sua mamma, che è sempre la Vergine Maria e si porta a Cafarnao, sulle rive del lago, dove gira tanta gente, dove si fanno incontri tra vari popoli che provengono da Nord, da Sud, dall’Oriente e da Occidente: Qui deve risuonare la sua parola forte, qui deve cominciare l’annuncio esplicito della novità assoluta che era stata preparata dai profeti, e in ultimo da Giovanni e che ora in Lui si faceva concreta e impegnativa.
Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino.
Lui era la Luce, era stato mandato dal Padre a illuminare “il popolo immerso nelle tenebre”, ad annunciare il regno di Dio a coloro che “dimoravano in terra e ombra di morte”.
Questo regno al quale Gesù invita tutti ad appartenere come il più grande dono del Padre, non riguarda il possesso dei beni terreni, nemmeno l’esercizio del potere, lo sfoggio di gloria; anzi è la negazione e l’antitesi delle nostre categorie umane: Ecco perché come prima operazione profonda, spirituale e concreta, visibile esige una “conversione”.
E’ un regno dove il più grande deve diventare il più piccolo, chi ha autorità deve esercitarla a servizio dei fratelli, dove sono dichiarati felici gli umili, i miti, i puri, i poveri, i sofferenti.
Subito Gesù darà anche dei segni di questo regno: le prime guarigioni di indemoniati, epilettici, paralizzati, perché solo di costoro è il regno dei cieli. E’ un regno che va accolto con fede e umiltà, che impegna a diffonderlo e a testimoniarlo con la vita.
Del resto non è così anche per noi quando ci decidiamo di realizzare la nostra vocazione? Se ti senti chiamato al matrimonio, ne devi cambiare di mentalità, di atteggiamenti, di stile di vita , di orari, di modi di fare, di parlare… Se sei assunto in un lavoro, devi mettere in atto tutta la tua preparazione, non adattarti mai, ma volere sempre il meglio.
Per noi il Regno di Dio purtroppo si risolve spesso in un modo di dire, in una sorta di nebbia in cui ci si adatta, uno slogan, dio non voglia il nostro regno di egoismo e di corruzione.
7 Gennaio 2020
+Domenico