Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 3, 1-6)
<<Entrò di nuovo nella sinagoga. C`era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all`uomo che aveva la mano inaridita: “Mettiti nel mezzo!”. Poi domandò loro: “E` lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?”. Ma essi tacevano. E guardandoli tutt`intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell`uomo: “Stendi la mano!”. La stese e la sua mano fu risanata>>.
Trasgressivo, impetuoso o provocatore.
Chi?
Il solito rivoluzionario datato, che esce da qualche centro sociale? Uno squatter che sogna ancora di potersi opporre alle decisioni della globalizzazione? Un giovane senza piedi per terra e arrabbiato con tutti?
No, stavolta, non solo ora e non a caso, è Gesù.
Dice il vangelo che proprio di sabato Gesù stava in una sinagoga.
Proprio di Domenica, diremmo noi, Gesù stava in Chiesa per le sue funzioni.
Tra i banchi c’è un importuno che crede di essere arrivato in un ambulatorio con una mano rinsecchita, brutta da vedere, inutile e ingombrante.
Non prende, né stringe, non lavora né accarezza, non è più umana: È un peso.
Ha sentito parlare di Gesù, sa che fa cose straordinarie e lo insegue.
Chi sta male non bada a niente, va pure dal fattucchiere, sperpera tutto quello che ha per ritornare sano, per godere della vita.
Gesù lo vede proprio mentre sta vivendo un momento religioso, liturgico, alto, pieno di dignità. “Mettiti nel mezzo” gli dice.
Gira uno sguardo che raggela molto più del professore in cerca della vittima da interrogare.
Gli faccio sto regalo della salute, o no?
Rimetto vita in questa mano, o no?
Tacciono tutti! Stavano pensando: ma non può aspettare domani? Questa sorta di monco non può tener duro ancora un poco?
E tu Gesù che vedi quanto la gente ormai va in Chiesa solo per interesse, per trarre vantaggi, non puoi farlo aspettare, farlo pregare, fargli capire che Dio sta al di sopra di tutto, che la malattia più grave è quella dello spirito, è il peccato, che una mano rattrappita, a cui si è da tempo abituato, può ben aspettare?
Che ne sarà di questa nostra religione se la scambiano per una spalla su cui piangere? Che ne sarà della Chiesa se la scambiano per un ambulatorio? Che ne sarà della fede se la si baratta per un tornaconto?
Gesù s’arrabbia e si rattrista, si altera, perde la calma olimpica dei cinema: occhi azzurri, capelli biondi, passo danzante.
Perde il sorriso, si fa triste, non vede amore vede solo formalismo, la presunzione per principio, vede difensori di un Dio che hanno incastrato in comodità umane e dice «stendi la mano». La stese e fu guarito.
Guarda! la religione di Gesù è l’uomo a vita piena ma soprattutto è lui il Signore che dispone anche del sabato. Ma se si va avanti così, che cosa resta? Resta Lui da interrogare sempre, su ogni questione della vita.
Resta la nostra umanità da riportare alla sua piena dignità e scoprire e ringraziare Dio perché siamo fatti a sua immagine e dobbiamo ridiventarlo sempre, non solo nelle mani.
22 Gennaio 2020
+Domenico