Lo voglio toccare, non mi basta vederlo e ascoltarlo

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 3, 7-12)

La gente si sposta per i mercati, si sposta per i divertimenti, si sposta per sentire persone significative… Ma molta gente si sposta soprattutto in cerca di speranza: I malati sono spesso questa gente.

La ricerca di sollievo alla sofferenza mette in tutti i malati una grande attesa; quando sentiamo che da qualche parte di questo mondo c’è qualcuno che può risolvere le nostre angosce o le nostre malattie facciamo tutti i sacrifici possibili per tentare una possibile strada che ci dà guarigione, che risponde alle nostre sofferenze.  

Gesù nel suo pellegrinare spostava le popolazioni che venivano a contatto con la sua Parola, con il suo messaggio nuovo, con la forza con cui accompagnava quanto diceva.

E la gente era talmente interessata a Gesù che lo travolgeva, voleva un contatto fisico con lui, dice il Vangelo: <<gli si gettavano addosso per toccarlo>>.

Si è fatto come pulpito una barca così che almeno, parlando da qualche metro dalla riva dal lago, non lo schiacciassero: Non era fanatismo, ma desiderio di dare salvezza alle loro vite, certezza di essere a contatto con Dio e di poterglisi affidare.  

Noi guardiamo con supponenza a questa folla che si stringe attorno a Gesù, perché crediamo di essere autosufficienti, di non aver bisogno di un salvatore, perché crediamo che ci salvi la scienza, o il progresso, l’avere denaro e amici.

Per le malattie abbiamo gli ospedali, per le depressioni le medicine, per la solitudine le città e le piazze, per i problemi tecnici il progresso, per i contenziosi i tribunali, per gli imprevisti le assicurazioni.

Eppure ci riduciamo ancora miseramente a fare la fila dai maghi o dagli spacciatori, ci facciamo incantare dagli imbonitori, abbocchiamo all’ultima moda che ci promette la felicità e l’eternità. 

Ma alla fine sentiamo che tutto quanto è in nostro potere non basta. Abbiamo bisogno di un salvatore, anche noi uomini e donne del terzo millennio abbiamo bisogno di Dio, cerchiamo anche inconsciamente, un contatto con Lui.  

E Dio in Gesù si lascia toccare, già da allora, ma anche oggi, Dio si presenta all’uomo e si fa incontrare in Gesù.

Lui si fa incontrare nella quotidianità della nostra vita, nel rapporto tra di noi, nel volto del povero, nella vita sacramentale, nella sua Parola.

Le chiese possono essere vuote, ma la sua presenza non si contrae: viene lui a cercarci, perché Dio non ci abbandona mai. 

Soprattutto dobbiamo rivalutare quegli incontri con Gesù che sono i sacramenti dove il toccare, il vedere, il provare la concretezza di un segno, di un sentimento, di un contatto fisico ci dà la certezza che l’incontro con Gesù è vero non è nessuna illusione o fantasia. 

23 Gennaio 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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