Meglio una chiesa incidentata in uscita, che morta di inedia

Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 16, 15-18)

L’uomo è per sua natura un pellegrino, un viaggiatore, lo è stato nei secoli più antichi, quando c’era solo il cavallo o la barca, lo è oggi con tutti i mezzi di trasporto più moderni: Fa parte della sua natura essere cercatore, scopritore, contemplatore del creato, della natura.

Soprattutto è viandante perché ha dentro di sé una forza incoercibile che è quella di far sapere, di comunicare, di rendere partecipe l’altro della gioia che vive.

L’uomo non è fatto per tenere per sé, ma per offrire e trova la sua gioia nel  condividere.  

Per questo alla fine del vangelo di Marco c’è un comando perentorio di Gesù, un comando che destabilizza, che non permette di stare chiusi nel proprio egoismo, ma apre all’inedito di Dio, alla sua novità assoluta: andate.

Non si può star fermi quando hai visto che è giunta la pienezza dei tempi. 

Papa Francesco direbbe e ripete sempre: uscite 

Gli apostoli hanno fatto molta fatica a entrare in questo ordine di idee, come stiamo facendo noi che se, usciamo, torniamo subito indietro.

Già era sembrata di averla scampata bella quando hanno saputo che Gesù era vivo, che il Sinedrio non aveva detto l’ultima parola su di Lui; grazie a Dio lo avevano incontrato risorto, dopo i giorni bui della passione e morte.  

Ecco, si dicono i discepoli,  adesso le cose sono state ben sistemate. Si sa chi ha colpa, si sa che Gesù è risorto e questo ci dà una grande serenità.

Il male non vince, gli inferi sono spalancati.

Questo Gesù ci ha veramente riconciliati con le nostre radici e ci ha anche aiutato a dare alla nostra vita la sua serenità.

In questo stato d’animo si sarebbero adagiati i discepoli se non avessero avuto questo comando perentorio: andate.

Non sono venuto al mondo solo per aggiornare la vostra vita religiosa, sono venuto a portare un fuoco e voglio che divampi.

I confini del popolo di Israele sono troppo angusti, occorre prendere il largo; la mia casa è il mondo, la Parola  deve correre ovunque, la salvezza è per tutti. 

San Giovanni Paolo II ci ha lasciato questo invito come testamento nel 2000 

Gli apostoli capiranno come obbedire a questo comando dalla vita, dalle persecuzioni.

Paolo convertito mette in pratica definitivamente questo comando quando in un processo che volevano intentargli i giudei si dichiara cittadino romano e per questo ha diritto di essere giudicato a Roma dall’imperatore e parte per Roma, dove annuncia Gesù, dove il vangelo prende  casa, nel cuore del mondo di allora.

Il mandato di andare è la scelta di Dio di abitare il mondo, dimostrando di non abbandonare nessun popolo, nessuna nazione. 

Non saremo noi nella nostra piccineria a bloccare questo comando, a dire prima gli italiani, anche se tra noi c’è sempre bisogno di un nuovo primo annuncio. 

25 Gennaio 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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