Una riflessione sul Vangelo secondo Marco (Mc 4, 2-9)
<<Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: “Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno”. E diceva: “Chi ha orecchi per intendere intenda! >>”.
La semina oggi si fa con le macchine, il seminatore scompare.
Ha calcolato al computer tutto e mette in moto gli attrezzi: quantità, solchi, suolo, raggio di azione, stagione adatta.
Non va perso niente!
Il seminatore del regno dei cieli, della Parola di Dio invece è un po’ atipico: E’ all’antica, cammina per il mondo e sparge a piene mani; Non gli interessa dove va a cadere il seme, ha fiducia anche nelle pietre: Lui i suoi figli li va a stanare ovunque.
All’inizio del Regno c’è una Parola, la parola del Regno, e un seminatore, Gesù.
E’ Lui il centro della vita del mondo, è Lui il Signore dei tempi e degli spazi, è Lui l’immagine del Dio invisibile.
E’ Lui che si prende cura di come sviluppare la vita nel mondo, è lui che sceglie i semi, è lui che con larghezza li sparge ovunque: Sa che terreno incontrerà, conosce le capacità di produzione del campo.
Getta il seme a larghe mani, con grande generosità, vuol provocare ogni porzione di terreno a dare una risposta.
Se dovesse controllare dove cade ogni seme, alla fine mieterebbe solo le sue ansie.
Passerà poi con il chiodo ad arare e a coprire il seme con la terra perché attecchisca, ma ora abbonda nel seminare.
La certezza che il guardare a Gesù ci infonde è che l’esito positivo della semina è sicuro.
Dice il Vangelo che il terreno in cui cade è spesso più duro dell’asfalto, è impermeabile non ne vuol sapere, si sente completo in sé, non ha bisogno di nessun seme e resterà nella sua aridità; il terreno, questa nostra vita, altre volte è sassosa: si ascolta bene, mi fa anche piacere qualche volta ragionare di Dio, cercare il senso della vita, ascoltare una parola buona, ma non le permetto mai di radicarsi.
Incostante, superficiale: Produce fuochi di paglia.
Sono come gli “Osanna” gridati a Gerusalemme che si cambiano nel giro di pochi giorni in “crocifiggilo”.
Talvolta, mi faccio prendere dalle preoccupazioni; lavoro, soldi, amici, avventure, posizione, cose, ferie, automobili; dice il Vangelo le preoccupazioni del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la Parola, ti spengono la vita: E’ la potenza del rovo.
Sono quattro versetti disperati con cui il seminatore mette in evidenza le difficoltà: Quattro trappole o difese o debolezze costellano la nostra vita e vanno stanate, le false speranze vanno frantumate per far spazio alla speranza unicamente nel Signore.
29 Gennaio 2020
+Domenico