Mettiamoci definitivamente dalla parte di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40)

Quando nasce un bambino prevalgono sempre sentimenti di stupore, di meraviglia, di delicatezza: Si dà spazio alle emozioni, ai sentimenti teneri della vita intima di un nido familiare ….

Forse è stato così anche per noi il Natale di Gesù: l’abbiamo vissuto .. così nella nostra fede, abbiamo provato gratitudine, abbiamo sentito stupore per questo Dio debole che ci è stato donato.

Oggi a 40 giorni da quel Natale, la festa è finita, la vita ha ripreso i suoi ritmi, siamo tornati alle occupazioni di sempre: Quel bambino, anche in famiglia, non è più solo stupore e meraviglia, ma un soggetto con diritti, esigenze, personalità, carattere, domande e provocazioni.  

Così Gesù viene portato al tempio, a Gerusalemme, all’anagrafe della storia: Non è mai stato … ma in questa occasione ancor meno … proprietà privata di Maria e Giuseppe, come non lo è nessun figlio su questa terra.

Ti sembra d’averlo fatto tu, ma quel che nasce da te è sempre più grande di te; la sua vita ha bisogno di te, dei suoi genitori, ma non è tua proprietà, non è un oggetto, ma un soggetto di relazioni, di rapporti; ti pone da sempre di fronte a delle scelte e pone tutto il mondo di fronte a delle responsabilità: la cittadinanza, la legge, la casa, il nutrimento, l’educazione, la società; La famiglia … prima, la parentela, i fratelli e le sorelle, le istituzioni si devono piegare o forgiare su questa nuova “presenza”.  

Ecco: Gesù è nato a questa vita, a questa terra, a questo nostro universo, a questo nostro tessuto di relazioni, alla nostra storia personale e collettiva, e diventa un segno di contraddizione per gli uomini del suo tempo e di tutti i tempi.

Gesù può essere rovina o risurrezione, dice il vegliardo Simeone che accoglie Gesù nel tempio. 

Lui divide la storia in due: prima e dopo Cristo, prima e dopo questo fragile bambino, prima e dopo la protervia umana che lo ha rifiutato; venne nella sua casa e i suoi non lo hanno accolto.

Gesù, solo per il fatto di essere nato provoca le coscienze, provoca i pensieri di molti cuori, a svelarsi, dice il Vangelo. 

Siamo sempre stati liberi di fronte a Lui, ma non possiamo tenere il piede in due scarpe.

Giuseppe (san Giuseppe) ha già scelto da che parte stare: la sua vita è segnata, non smetterà mai di avere per lui coscienziosa e coraggiosa cura.

Maria ha già messo a disposizione tutto quel che è e serba ogni mistero, ogni gesto di Gesù nel suo cuore.  

Insomma, collocarsi e prendere posizione davanti a Gesù non è indolore: <<a te una spada trafiggerà l’anima>>.

A noi non basta relegare Gesù nei ricordi come le statue del presepe che già da tempo sono state definitivamente tolte anche da Piazza S. Pietro, occorre metterci definitivamente dalla sua parte. 

2 Febbraio 2020
+Domenico

P.S. Di fronte a lui bisogna decidersi, bisogna schierarsi: occorre prendere posizione.

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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