Ne uccide di più l’abitudine che la fatica

Una riflessione dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,1-13)

Noi adulti ci siamo un poco abituati a fare tutti i giorni le stesse cose, ad andare al lavoro e ripetere ciò che facciamo sempre, a incontrare persone e dire sempre buon giorno senza guardarci in faccia, a entrare in chiesa e adattarci ai gesti che abbiamo sempre fatto fin da ragazzi, a capire che in chiesa certe cose si possono fare ed è bene farle e altre sono assolutamente non decorose …  

I giovani invece, o perché non sono stati aiutati a capire gesti solenni e non quotidiani, o perché desiderano sempre qualcosa di nuovo, di originale, di spontaneo per quel giorno in quell’ora, non riescono più ad adattarsi a una routine stanca, ripetitiva, obbligata e alla fine insignificante.

Il problema si pone soprattutto per i gesti religiosi.  

Ti sembra talvolta di entrare in una recita che non ti dice più niente, che non traduce chi sei e che cosa provi o desideri: Così capitava ai giudei che avevano comportamenti fossilizzati dall’abitudine e privati di senso dalla ripetitività.  

Per “purificarci” non basta cercare Dio in chiesa, perché lì saresti in un luogo “puro”: Gesù al contrario insegnava che la vera purificazione è quella dal peccato che è dentro di noi, sia dentro che fuori dai luoghi di culto.  

Così si erano abituati a distinguere cibi “puri” da cibi “impuri”, non giustamente per ragioni igieniche, ma per tradizioni inveterate, che non dicevano proprio più niente.

Già Pietro aveva avuto una visione che gli diceva <<Ciò che Dio ha purificato tu non chiamarlo profano>>.

Con il vangelo l’unica profanità nella creazione e tra le creature è il peccato.

Gesù sceglie un caso particolarmente grossolano per dimostrare che il precetto umano può condurre alla trasgressione del comandamento divino: Il dovere di onorare il padre e la madre e di assistere i genitori vecchi e bisognosi era stato affermato da un comandamento di Dio. I farisei avevano trovato un comodo cavillo che diceva che se tu hai fatto il voto di fare una offerta a Dio potevi, per fare questa offerta, non dare l’aiuto necessario ai tuoi genitori. 

Gesù invece pone il comandamento dell’amore al di sopra dell’olocausto e degli altri sacrifici e non permette di trascurare il dovere verso i genitori nemmeno con la scusa di un voto.  

Dio non vuole essere amato e onorato a spese dell’amore del prossimo mettendo separazione peccaminosa tra l’amore a Dio e l’amore al prossimo.

Dio è amore e vuole solo amore, quell’amore del prossimo per mezzo del quale egli stesso viene amato. 

La religione insomma è sempre una buona scusa per disumanizzare le nostre vite, mentre la Parola di Dio ha al centro sempre il rispetto della nostra umanità che è sempre un dono grande di Dio. 

La devozione a Maria non è alternativa all’amore ai malati e oggi con la memoria dell’apparizione di Lourdes onoriamo Maria nel modo migliore condividendo con tutti voi malati e noi anziani la sua premurosa presenza e benedizione per tutti.

11 Gennaio 2020
+Domenico
 

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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