Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 25,37-40)
<<Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” Rispondendo, il re dirà loro: “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me ” >>
La vita cristiana, di fronte a Dio, esige sempre consapevolezza del bisogno del suo perdono: Questo bisogno non è una fiction in cui i cristiani possono giocare a mettersi la maschera della contrizione, del digiuno.
La visione del giudizio finale di Matteo, che ben si colloca nel ricordo dei defunti, ci toglie ogni illusione di recitare “commedie”.
Alla fine del mondo, l’esame di coscienza e di laurea per il paradiso sarà di tutt’altro tipo.
Le domande risolutive saranno molto semplici: “Che avete fatto al povero che petulante bussa alla vostra porta? all’handicappato che non può salire nessuna scala? Che avete fatto al carcerato che aspetta che gli si venga data una pena certa e una possibilità di riabilitazione? all’immigrato che è venuto a chiederti alloggio o un lavoro? e al demente che viene accollato, solo, sulle spalle dei suoi vecchi genitori?”
Abbiamo mandato assegni alla caritas, abbiamo fatto petizioni in comune, abbiamo fatto manifestazioni in piazza, abbiamo dato quattro soldi per levarceli di torno, abbiamo fatto lavare i vetri ai semafori …
Ero Io, in quel povero, in quel demente, in quell’immigrato, in quel carcerato… Mi hai guardato negli occhi? mi hai degnato di un sentimento di amore o hai provato solo pietà … e magari distacco?
In giornate come oggi, in cui il pensiero e il passo si fanno riflessione occorre avere il coraggio di guardarsi in faccia e riconoscere in ciascuno il volto di Gesù.
Fare la carità, oggi, ma è sempre stato così, non è facile: occorre farsi carico della vita dell’altro, anche negando il denaro che non risolve nessun problema, offrendo la canna per imparare a pescare e non il pesce, aiutando a trovare lavoro perché ciascuno si costruisca il suo futuro, offrendo un microcredito, magari, che possa ridare fiato al momento sfavorevole.
Molta povertà è solo frutto di inedia, di forze inoccupate e orientate all’ozio e quindi al vizio.
Come fanno questi poveri a capire che Dio non li abbandona?
Solo se troveranno persone che vedranno in loro il volto di suo figlio e lo metteranno al centro della loro esistenza.
Ricordate il Vangelo di Matteo: <<Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, malato in carcere e siete venuti a trovarmi>>
insomma, ero io che facevo la fila alla caritas, ma mi sono trovato accolto nel caldo di una famiglia, che tu mi hai proposto.
2 Marzo 2020
+Domenico