Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 20,17-19) dal Vangelo del Giorno (Mt 20,17-28)
<<Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: “Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà“>>.
Ci sono delle verità talmente evidenti nella nostra coscienza che dovrebbero farci cambiare modo di vivere, progetti, desideri.
Esistono fatti che ogni giorno ti stanno a dimostrare che la vita ha un suo percorso obbligato di fronte al quale occorre prendere posizione; eppure la nostra superficialità trova tutte le strade per evitare il confronto, il rinsavimento.
Pensiamo per esempio alla morte: E’ una verità di una evidenza crudele e di un grado di certezza assoluto, eppure la si continua a “nascondere”.
Così è per la inutilità della guerra: la sua devastazione oltre ogni previsione, eppure la si continua a ritenere un mezzo adatto per risolvere i problemi, e ci si invischia sempre di più.
E’ stato così anche per i discepoli di Gesù: Lui continuava a predire la sua fine tragica, a far puntare gli occhi sulla sua passione morte e risurrezione, invece loro pensavano ad altro, non la mettevano in conto nella loro sequela.
Quando capiteranno gli eventi resteranno impauriti e torneranno con fatica a scavare nella memoria.
Ora però sono presi ciascuno dal proprio problema: vedono davanti soltanto quello che darà loro gloria o prestigio, scambiano l’amicizia con Gesù per un privilegio umano, per una collocazione in un grado sociale più alto.
Invece Gesù dice a loro, e ridice a noi, che Lui deve essere consegnato, deve patire, morire, deve passare attraverso l’esperienza del tradimento e dell’abbandono, anche se trionferà, alla fine, con la risurrezione.
Non si può mai guardare a Gesù senza aver davanti questa decisiva verità: il maestro è chiamato al crogiuolo del dolore come segno del massimo amore che vuol offrire all’umanità.
Il Vangelo non è un piedistallo, una poltrona comoda: Il vero potere per Gesù è bere il calice che lui sta per bere, è l’Eucarestia, questo pane spezzato, questo vino versato, il dono totale di sé per amore.
Quella croce è il libro su cui imparare a vivere da cristiani: non per niente i grandi santi stavano ore e ore a contemplare il Crocifisso.
E’ l’unica possibilità che ci è data di vedere oltre, di sperare che la pienezza della vita c’è, ma non è qui.
E’ la chiave interpretativa di tutta la nostra vicenda umana.
E’ l’invito ad alzare lo sguardo a colui che hanno trafitto e a non abbassare mai la guardia, a non vivere di rimedi o di solitudini, ma di verità e di solidarietà con chi si è fatto mettere in croce.
Quel Crocifisso è il segno che Dio non ci abbandona mai.
11 Marzo 2020
+Domenico