Non ti lasciamo solo alla festa che fai o Padre misericordioso

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 15, 1-3.11-32)

Siamo sempre tutti figli in cerca di un padre.

L’esperienza di essere stati affidati all’amore di un papà e una mamma è tra le più belle della vita!

Il Vangelo non poteva non passare da questo rapporto così determinante e necessario per ogni uomo. 

Non è possibile pensare alla fede cristiana senza collocarsi all’interno della esperienza fondamentale della vita di una famiglia.

Dio è Trinità: Dio si fa conoscere a partire dall’esperienza di base di una paternità e maternità, da una fratellanza e consanguineità.

Dio assume il volto di un Padre.

Gesù ha introdotto questa grande novità nella religione: ha chiamato Dio, l’onnipotente, Papà …

… e da Papà si presenta nel Vangelo alle prese con una famiglia difficile: Il più giovane dei figli è scappato di casa e l’altro si adatta a restare.

Per lui non c’è posto nel cuore dei due figli: Nessuno dei due capisce il suo amore, la sua tenerezza … uno deve sperimentare fuga, l’altro stagnazione e noia. 

Questi due figli che fanno fatica a stare con il loro papà, che crescono in fretta, che si distanziano anche giustamente dalla vita del padre, che vogliono conquistarsi lo spazio indispensabile della loro libertà sono la nostra immagine: Tutti siamo figli, tutti abbiamo o abbiamo avuto un padre, tutti abbiamo in corpo una sete di libertà, di autonomia, una voglia di far vedere chi siamo, una indipendenza che vogliamo a tutti i costi.   

Uno di loro se ne vuol proprio andare, non ce la fa più: si sente soffocato, scambia l’amore per una catena, crede di poter volare, ma non ha ancora le ali.

Parte, crede di andare a conquistare la luna, invece si schianta appena fuori dal nido nelle braccia del vizio: trova subito il suo spacciatore che lo tira nella rete.

Perché la vita non è una passeggiata per nessuno.

Per fortuna che gli resta la capacità di ragionare e soprattutto non gli si sono ancora cancellate nella mente le belle esperienze di amore col  papà, la bella sensazione di essere preso tra le sue braccia, il ricordo della sua tenerezza: fa un giro di 180 gradi e ritorna!

Gli basta stare nei paraggi, sa di aver sbagliato, ma anche solo a 100 metri da casa potrebbe respirare il suo amore. 

E’ la fame che lo muove, è ancora interesse, dovrà lavorare alla grande per trasformare questa fame in amore. 

L’altro figlio sta col padre: non si muove, aspetta senza lode né infamia che il tempo passi.

Morirà ‘sto vecchio, mi lascerà quel che mi spetta! Io tento ogni tanto di strappargli qualcosa, ma non molla facilmente, ha in mano tutto lui ...”

Sta col padre, ma lo ritiene un padrone;
è docile, ma per convenienza;
è in casa, ma senza cuore.

Vuole bene non al padre, ma alle sue proprietà.

Il padre gli dice: tu sei sempre con me! Ma lui non gode del padre, non sa che significa poterlo godere come padre, non scandaglia nel suo cuore, ma solo nel suo portafoglio.

E quando il primo figlio ritorna, forse per interesse, ma almeno ritorna, e dichiara di aver bisogno del padre, questo che sta sempre a casa si allontana col cuore e non ha il coraggio di chiamarlo “fratello”, ma “questo tuo figlio”, come quando in casa si litiga tra papà e mamma per i figli e si dice: guarda “tuo figlio” che ha fatto. 

Lo vuoi guardare in faccia questo mio figlio? Sì per me è mio figlio, anche se tu non lo vuoi più chiamare fratello.

Se lo accolgo di nuovo in casa, leggimi almeno in volto la fine della mia pena che da tempo provo anche per te, perché vuoi più bene ai miei vitelli e a i miei capretti che a me.

Stavi qui con me, ma non mi vedevi; mangiavi con me, ma pensavi di stare in un albergo: Posso sperare di avere due figli … o devo sempre credere di vivere con due  estranei? 

Qui il padre è un grande, è proprio l’immagine di Dio: passa la vita ad accogliere l’uno e a coinvolgere l’altro, non vuole lasciarli nel loro egoismo, spende la sua vita per farli cantare nell’amore.  

Quel Padre è Dio, quei figli siamo noi con tutte le nostre bizze, le nostre fatiche a vivere di amore, a trasformare la forza della vita, l’istinto di sopravvivenza, la voglia di felicità in progetto … progetto d’amore.

Finché non c’è l’amore la nostra esistenza è  approssimata, non è al massimo.

E Dio è proprio sempre con noi, per farci crescere in questo amore. 

14 Marzo 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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