Giuseppe il giusto: carpentiere, sognatore irriducibile, custode di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 1,18-25)

C’è un uomo che sogna una vita bella, semplice, senza pretese: Giuseppe.

Ha occhio umile e il Signore lo fa incontrare con Maria.

Una bellissima scultura, nello scrigno di pietra che adorna la Santa Casa di Loreto, ritrae la leggenda che vede Giuseppe in lizza con tanti pretendenti per avere Maria in sposa.

Facciamo una gara: prendiamo un bastone, avrà Maria colui al quale il bastone butterà fiori.

Il suo diventa un ramo di fiori e gli altri arrabbiati si fanno da parte e lo spezzano come si rompe la legna sulle ginocchia.

Ma la vita non sarà facile.

Dio non è un regista americano, che fa finir bene tutte le storie: Maria è incinta, prima di andare a vivere assieme.

Giuseppe sognava l’amore, ma lo voleva pulito.

Non era lui il padre di quel bambino e non riusciva a immaginarne l’origine.

Conosceva, e per questo l’amava perdutamente, l’assoluta integrità di Maria … ma non capiva!

Denunciarla? Nemmeno a parlarne.

Si andava pian piano orientando a risolvere la cosa nella forma più discreta possibile. 

Non aveva ancora deciso, quando Dio ne fermò i pensieri. Nei suoi sogni ha incrociato i pensieri di Dio: Giuseppe fidati! Hai ragione a non dubitare minimamente di Maria. è lo Spirito Santo, sono io che ho voluto cominciare a vivere da uomo in Cristo Gesù.

Sì, così devi chiamare questo bambino: assumiti tu il compito di padre.

E Giuseppe accettò di entrare in questo percorso, assolutamente sconosciuto e difficile: aveva espresso il massimo di docilità al piano esigente di Dio, sapeva che la strada imboccata era in salita.

Questa infatti gli chiede una decisione drammatica di pensare a una sua famiglia in maniera del tutto inaspettata, la nascita del figlio in un mare di  difficoltà, dentro quell’anfratto per pastori, scardinato dal suo paese in una concentrazione di povertà che a casa sua sarebbe stata meno ossessiva: povertà ancora, ma più vivibile.

Poi un altro sogno: ma non è forse meglio adattarsi che sognare?

E dal sogno la fuga: indesiderato, ricercato, scomodo, fragile, indifeso e pericoloso: è la prima pagina di diario che Giuseppe deve scrivere di Gesù, è l’atmosfera che caratterizza la festa per il suo figlio primogenito al ritorno della madre dalla clinica.

Si deve fuggire: e Giuseppe, il capofamiglia, il sognatore, docile, forte si assume le sue responsabilità, fa l’immigrato … non prende una carretta del mare, ma affronta un mare di sabbia.  

Ormai sono una famiglia, in Gesù resteranno indelebili la dedizione di Giuseppe, la sua cura, il suo cuore in tumulto, la sua obbedienza al piano di Dio; lo preparano al suo deserto, al suo orto del Getsemani, al suo abbandono nelle braccia del Padre.

Anche Gesù ha avuto una famiglia che gli ha segnato la vita e gli ha dato la forza di spendersi fino alla morte.

Giuseppe sicuramente ha raccontato i suoi sogni a Gesù, se ne è uscito un figlio più sognatore di lui. 

Sognava una grande discendenza come ogni pio ebreo, e Dio li sta ancora facendo crescere i suoi discendenti, i cristiani.

Sognava la quiete, Dio gliel’ha ribaltata.

Sognava la giustizia, Dio lo ha fatto diventare il giusto per eccellenza. (cfr. Lc 1-2; Mt. 1-2) 

San Giuseppe, prega per Noi

19 Marzo 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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