Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 7, 46-49) dal Vangelo del Giorno (Gv 7, 40-53)
Risposero le guardie: <<Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo! ”. Ma i farisei replicarono loro: “Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!>>
Chi non vuole aprirsi a una verità che lo supera, chi si pone per partito preso a darsi ragione comunque e sempre non riuscirà mai a crescere.
E’ tipico di tanti nostri discorsi sulla vita, sulla politica, sulla fede: siamo come dei tifosi che non sentono ragione, che difendono la loro squadra anche contro l’evidenza.
Finché si tratta di un gioco può essere, ma quando si deve mettere in conto il significato profondo del nostro esistere … occorrerebbe una maggiore capacità di interrogarsi e di lasciarsi “trascinare dalla ragione” e dalla passione per la verità.
Era così anche al tempo di Gesù: Il sinedrio aveva preso posizione preconcetta contro di Lui e non c’era verso di far cambiare loro idea; aveva un “teorema da dimostrare” e lo portava avanti, non con la forza della convinzione, ma con la coercizione del potere.
Stavolta sono le stesse guardie a meravigliarsi della grandezza e della bontà del messaggio di Gesù: proprio loro, sguinzagliate per controllare, comandate di non ragionare, ma di eseguire, di non lasciarsi coinvolgere, ma di guardare all’ordine pubblico.
Risposero le guardie – dice il Vangelo – “mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo“.
Non bastano … le maledizioni intimate dai capi: anche i soldati hanno un’anima e le parole di Gesù entrano anche nelle loro coscienze, il suo sguardo li trapassa, la sua persona li attira, le sue parabole li prendono.
Ognuno di noi, del resto, nello svolgere i suoi compiti non può vendere all’ammasso la sua coscienza, la sua persona, il suo cuore.
Lo è il medico che cura l’ammalato e da cui ci si aspetta il massimo di professionalità e che viene tirato dentro nella vicenda di dolore delle persone che cura, lo è il giudice, da cui ci si aspetta imparzialità, che viene provocato a guardarsi dentro dalle persone che giudica, lo è l’insegnante da cui ci si aspetta competenza che viene coinvolto nella ricerca di verità dei suoi alunni.
Abbiamo tutti da imparare nella vita, e Dio semina la sua Parola ovunque: basta che noi abbiamo sempre il cuore pulito e aperto all’amore e non chiuso, come spesso capita, nel nostro facile egoismo e soprattutto sempre “in difesa”: ci siamo fatti una corazza, che non può essere scalfita da niente e da nessuno, anche se per rispettare la nostra libertà il Signore non usa nessun bisturi.
Dio così si fa sempre incontrare nel volto di ogni uomo, perché non ci abbandona mai: li, lo possiamo sempre incontrare.
28 Marzo 2020
+Domenico