Dio … è un Dio crocifisso

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 51-59)

Si fa un gran parlare, anche su nuovi libri che vengono composti da pubblicisti, giornalisti, “opinion leader” … di Gesù: della sua vita, dei suoi miracoli, delle sue parole, del suo Vangelo ….

Il problema cruciale però è la sua identità: Chi è Gesù?

È un predicatore? È un imbonitore, un taumaturgo, un prodotto della fantasia di discepoli troppo succubi? È il frutto di una operazione mediatica dei tempi passati?
È una persona veramente esistita?

Insomma … si avanzano tante ipotesi storiche, tanti dubbi sulla veridicità delle testimonianze, per questo si cerca soprattutto in testimonianze storiche anche al di fuori dei Vangeli, in scritti laici, in storiografie dell’impero romano.

E di Lui, in esse, si parla!  

Ma non è sufficiente: al cristiano interessa che Gesù sia visto non come un uomo soltanto, ma come il figlio di Dio … e qui i libri laici che pure sono molto utili se sono corretti dal punto di vista storico, fanno fatica evidentemente ad ammetterlo.

Ma Gesù non è compreso bene se non si fa questo “salto”, se almeno non si apre l’intelligenza a questa ulteriore definizione, che è quella più importante.

Nella diatriba con i giudei del capitolo 8 di Giovanni il discorso torna sempre: è il risultato anche di tutte le discussioni, gli approcci a Gesù del primo secolo, delle prime comunità cristiane … e non per niente il popolo ebreo si è poi distaccato da Gesù e ha continuato a definirlo un usurpatore della sua “uguaglianza” con Dio, un bestemmiatore: non aveva senso per loro e non lo ha per la nostra razionalità.  

Ma il Vangelo di Giovanni è esplicito: «In verità, in verità vi dico …», e quando si usa questo, nel Vangelo si intende che segue una affermazione decisiva per la fede, «… prima che Abramo fosse, Io sono». 

La consecutio temporum, cioè il modo di collegare in termini corretti i tempi dei verbi in un periodo, qui è da errore gravissimo, ma quell’ «Io sono» richiama ancora non un verbo semplicemente, ma la Persona del Dio di Mosè, del Dio dell’Esodo, del Dio del roveto ardente.

Gesù è “contemporaneo” di Dio: è Dio stesso … e come reagiscono quei Giudei?  Prendono pietre per punire il bestemmiatore, fra poco lo inchioderanno alla croce per riparare la bestemmia, lo consegneranno a quel legno.

E qui ancora non è finita: è difficile capire che Gesù sia Dio, ma ancor di più che questo Dio sia un “Dio crocifisso”.

La ricerca continua nella nostra vita sotto questo nostro cielo che non è vuoto, lungo le nostre strade spaesate, dentro le tribolazioni quotidiane, dentro l’epidemia che ci coinvolge tutti, dentro questa sofferenza che sembra … sempre un insulto all’umanità, ma che è esperienza dentro cui si deve passare.

Invochiamo sempre Dio … che sia un vero passaggio: pasqua vuol proprio dire passaggio, che sfoci in una umanità rinnovata!

E ci vogliamo far aiutare a fare questa passaggio dalla potente figura di san Giovanni Paolo II: oggi siamo a 15 anni dalla sua morte.

Abbiamo tutti negli occhi quella dolce sera di aprile … interrotta da un annuncio atteso, ma che desideravamo continuamente spostare e rimuovere: quella notte tanti di noi non hanno potuto continuare a vivere come se niente fosse.

È stato il sabato sera più diverso che abbiamo vissuto nella nostra storia: si sono svuotati i locali del divertimento, si sono interrotti gli appuntamenti notturni, non abbiamo più potuto proseguire i nostri nervosi continui spostamenti sulle strade, ci è sgorgata spontanea una preghiera anche se da tempo non ne facevamo più: abbiamo recitato quella più tenera e facile che abbiamo imparato da bambini, l’Ave Maria; qualche lacrima è sgorgata dai nostri occhi duri e impenetrabili, abbiamo tolto le cuffie e abbiamo sentito passare un vento, il vento di Dio.

Abbiamo tentato di incontrarci per dirci la nostra pena, le nostre emozioni, abbiamo trovato naturale andare verso le chiese, anche se ne avevamo perso ormai la strada, e molte le abbiamo trovate chiuse: si diceva che era un papa che riempiva solo le piazze, forse perché le chiese sono troppo spesso inaccessibili

Oggi la sua figura si staglia nella nostra coscienza ancora più bella, più soave: non riusciamo più a vedere quelle ultime immagini di dolore da quella finestra, da cui metteva in piazza tutta la sua voglia di comunicarci l’amore di Dio, e invece la sua impotenza a farlo.

Lo pensiamo oggi nelle braccia di Dio, bello come Lui, potente intercessore: ne vediamo realizzati i sogni nelle vite di tanti di noi.

Non lo rimpiangiamo, ma cominciamo a invocarlo, abbiamo ripreso a riascoltare la sua voce, le sue parole, a meditare sui suoi gesti: lo rivediamo sofferente, ma sempre affettuoso; infermo, ma indomito; tenero, ma deciso e fermo.

Oggi lo vogliamo contemplare nelle braccia di quel Dio che ha fedelmente servito, amato, cercato, offerto a tutti noi: lo vogliamo partecipe del suo amore che può essere ancora riversato sulle nostre miserie e le nostre ricerche di vita vera.  

Ogni tanto Dio ci dona figure così, perché abbiamo a vedere i segni della sua presenza nel mondo.

No … Dio non ci abbandona mai: Dio mette continuamente “frecce” sul nostro cammino perché lo possiamo incontrare, ne possiamo seguire le indicazioni … siamo noi che siamo distratti e non abbiamo occhi puliti per vedere.

Oggi c’è chi ci aiuta a tenerli aperti e fissi su Dio: San Giovanni Paolo II, e noi lo imploriamo, che ci aiuti, anche a passare da questa epidemia alla salute.

2 Aprile 2020
+Domenico 

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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