Vogliamo starci anche noi in questa imminente Settimana Santa

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,31-42)

Non avevano potuto lapidare l’adultera, si erano loro aperte le mani a forza per lasciare cadere il sasso, ciascuno aveva rivisto al rallentatore la sua vita ed erano stati costretti a reprimere una condanna fin troppo comoda, irresponsabile, assassina … ricordate … quando c’era quella donna colta in adulterio, che volevano lapidare?

È sempre facile la tentazione di farsi una coscienza pulita scaricando la colpa sugli altri, su quella povera donna, su quella famiglia fallita … stavolta però sono tornati i sassi in quelle mani, e la presa è più forte e sicura.  

Immagino i pensieri dei farisei: “Noi saremo moralmente non irreprensibili; siamo fatti tutti di carne, è pur vero, ma … bestemmiatori mai! Noi sappiamo stare al nostro posto. Dio è l’altissimo, sia sempre benedetto il suo Nome, noi sappiamo di essere creature; la nostra religione è la forza che ci tiene assieme, che tiene assieme il nostro popolo; Lui è la roccia, noi siamo il popolo e gregge del suo pascolo.” 

In quelle mani contratte, in quelle dita che trattengono nervosamente le pietre c’è tutta la storia, la cultura, ma anche l’ingessatura di un cuore indurito, di una religione diventata fondamentalismo: e Gesù tenta di smontare questa schiavitù interiore, ne va della sua missione!

Dio Padre, l’abbà dei miei colloqui quotidiani, non è il Dio delle lapidazioni, ma dell’Amore!

Cercavano allora di prenderlo di nuovo: Gesù era veramente braccato, doveva giocare d’astuzia.  

Il suo primo nemico non era solo l’ “establishment”, ma la gente di “parrocchia”, i cristiani della messa prima, i cattolici del conformismo, noi che ci siamo abituati a Dio come al colore delle pareti: e noi ci trova dovunque fuorché nel Getsemani, là dove ci si deve convertire, purificare, affrontare anche nella solitudine il necessario cambiamento di vita.

Gesù sente urgente ritornare al Giordano, e ritorna a quel luogo che gli aveva dato lo stile della prima predicazione del Regno: purtroppo non c’è più Giovanni, hanno decapitato con lui tutti i suoi sogni, ma c’è ancora gente che spera, che vuole continuare la conversione.

Qui al Giordano aveva avuto l’investitura del Regno. Qui si erano formati i primi nuclei di nuova evangelizzazione: Non è stato un bagno nei ricordi, ma una nuova definitiva partenza.

Gesù non si fa più illusioni; è tempo di offrirsi.  

Non verrà sorpreso con l’inganno, non sarà sfortunato, ma si offrirà: Il suo è un gesto di amore.

Nessuno deve stringere sassi nelle mani per lapidarlo, nessuno si dovrà appostare, lui grida: quello che vuoi fare, fallo subito! Sono pronto!

Ci vogliamo stare anche noi in questa imminente Settimana Santa: torniamo al nostro Giordano, alla incandescenza dei nostri ideali e non lasciamo Gesù solo, tanto più che vorremmo vivere una Settimana Santa, mai vissuta cosi, con i nostri malati, solidali con gli operatori sanitari e sociali, come segno di una Pasqua che vogliamo non tardasse più. 

3 Aprile 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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