Abbiamo mai celebrato un vero passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla Grazia, dalla schiavitù alla libertà, e non solo alla liberazione?
Tutti potremmo dire di sì, pensando alle nostre belle feste di Pasqua, anche se non c’è più molta gente che ricorda quelle durante la guerra, dato che il coronavirus si sta prendendo moltissimi testimoni: le tradizioni, le sacre rappresentazioni, le vacanze, i panettoni, le belle liturgie.
Sono state proprio la vera Pasqua, un vero passaggio dalla schiavitù alla libertà, o non solo l’aver tolto i ceppi a qualche prigionia in cui eravamo e ci siamo tornati subito dopo?
La fine del coronavirus oggi è il passaggio, quella Pasqua cui aspiriamo profondamente tutti, credenti e laici, uomini e donne, giovani e vecchi, perché è un «Egitto» che ci ha sconvolto tutto: salute, economia, relazioni, rapporto con la natura, sicurezze nel denaro, armi intelligenti, viaggi.
Ci ha cambiato il mondo, una sorta di peccato di Adamo che inquina tutto.
Ciascuno di noi sta pensando che basterà trovare un vaccino … per tornare come prima?
Sarebbe un vero passaggio, o assomiglierebbe a tante delle nostre “pasque” mal ridotte dal consumismo e dalla nostra superficialità e che non hanno lasciato nessun segno, anche perché noi cristiani le abbiamo svendute?
Stiamo dicendo e scrivendo che il mondo non sarà più come prima, che ci vorranno anni per ritornare a un nuovo equilibrio … non è stato sempre così, anche per il nostro spirito, per il significato del nostro vivere il passaggio dal peccato alla Grazia, alla pace, alla bontà, alla giustizia?…
Il peccato è un “coronavirus” che ci sconvolge e distrugge il senso della vita, la gioia di vivere, la pace, la famiglia, la giustizia sociale, la politica come il più bell’atto di carità: l’Amore… e crediamo che basti ancora qualche mese di quarantena?
No! Per noi fare Pasqua è accogliere una novità assoluta: il perdono di Dio che rigenera, ci fa nascere di nuovo, ci fa persone nuove purché non sia commercializzato e non si concluda con una festa a «tarallucci e vino», e metta al centro il Cristo morto – e lo stiamo vedendo nei nostri intubati e sequestrati dagli affetti e dalla vita – e risorto, capace di ricostruirci dal di dentro.
La “Pasqua dal coronavirus” ci fa scoprire quanto è più profonda e impegnativa la nostra Pasqua cristiana di questi giorni: non sono due pasque separate o antitetiche, ma i cristiani possono e si impegnano veramente per l’una e per l’altra, perché Gesù fa parte sempre della nostra umanità, e serviamo sempre Lui.
In Gesù non c’è nessun passato, ma sempre un presente e un futuro di Amore, senza limiti, per ogni persona.
Allora ci auguriamo ancora e sempre
Buona Pasqua 2020
+Domenico Sigalini, Vescovo