Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 11-18)
Ci troviamo oggi a fare il punto sulla nostra esperienza di vita quaresimale, e ora pasquale: abbiamo seguito Gesù nella sua forza irrompente di annuncio del Regno di Dio, abbiamo fatto fatica a seguirlo, abbiamo celebrato in maniera del tutto inaspettata, per le nostre pasque celebrate sempre, la sua gloriosa passione e morte, ci siamo rallegrati della Pasqua.
La nostra vita purtroppo, la vita pubblica, è stata ferita dalla epidemia, dalle guerre infinite del medio oriente, dalle sofferenze che questa guerre senza tregua che stanno portando, dalla stessa migrazione e respingimento di famiglie.
Oggi ritorniamo ancora alla nostra condizione, che sembra senza fine, di assediati dalla epidemia, ma desideriamo dare gambe alla speranza di una quotidianità normale: le feste passano presto, a noi resta la vita dura di tutti i giorni, da far diventare un gesto d’amore sempre a Dio e alle persone.
Ci aiuta questo pianto sconsolato della Maddalena, l’annunciatrice del risorto: ha scatenato la gioia in tutti, in tutti i potenti ha messo un dubbio, nell’animo degli apostoli ha provocato un terremoto e ora sente la mancanza di Gesù e piange.
Il pianto non è sempre un dolore: può diventare liberazione, invocazione, richiesta di riempimento di una assenza; la Maddalena è sconsolata, ma è ancora troppo concentrata su di sé, ha ancora nel cuore il desiderio di concludere con un gesto di pietà la sua avventura cristiana: le sembra che l’unica cosa da fare sia “imbalsamare”.
È immagine della ricerca dell’amore che nel cantico dei cantici fa percorrere all’amata tutti sentieri più impervi della vita per ricongiungersi all’amato, e lei invece vuole andare ad imbalsamare.
Ma sente risuonare con dolcezza il suo nome: Maria.
Sentirsi chiamati per nome è una tra le cose più belle della vita: è la chiamata di chi ci vuol bene, di chi ha fiducia che noi lo possiamo aiutare, di chi ci aspetta e sogna che noi possiamo essere la sua felicità.
E’ la chiamata alla vita: è la chiamata a cambiare direzione perché spesso abbiamo sbagliato proprio la direzione della vita vera … e Maria Maddalena, sentitasi chiamare, cambia direzione: si volta, si converte, cambia modo di pensare.
Gesù non è più un misero corpo da imbalsamare, ma un Dio da seguire; non è un passato da piangere, ma un futuro da aspettare, da preparare; non è un possesso da tenere per sé, ma un dono da offrire a tutti: «Va dai miei fratelli e dì loro» sono le parole che le rivolge Gesù!
Anche noi siamo chiamati a stare tra noi da fratelli e dire con la vita che crediamo nel Risorto, dire con la solidarietà che Dio non abbandona nessuno, annunciare che non siamo dimenticati, ma amati, aspettati, chiamati per nome da Dio.
Testimoniare la risurrezione oggi non è dire parole, ma esprimere solidarietà, condivisione: è contemplare tra le pieghe della vita il bene che va aiutato a esplodere, a farsi casa, quando Dio vorrà, nelle nostre relazioni private e pubbliche, nel nostro lavoro e nel nostro rischioso mestiere di vivere.
Ci sentiremo negli orecchi, oggi e sempre, quella voce di Gesù che ci chiama per nome e che ci vuole suoi collaboratori per la gioia di tutti.
14 Aprile 2020
+Domenico