Per la sua dolorosa passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-31) 

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Ci incuriosiscono quei quattro ebrei che stanno rintanati presso amici compassionevoli, e che si stanno leccando le ferite di una avventura forse non calcolata bene in tutte le sue conseguenze: avevano lasciato tutto per correre dietro a Gesù, questo Galileo, con uno sguardo penetrante e un fascino travolgente. 

Dice Sant’Agostino: Bello è il Verbo, Bello quando nasce fanciullo mentre succhia il latte nel seno materno, mentre è portato in braccio; è Bello in cielo, ma è Bello anche in terra; Bello nei miracoli, Bello nei supplizi, Bello sulla croce, Bello nel sepolcro; Bello sul Tabor, Bello salendo in cielo, ovunque è Bello… 

Ebbene l’incontro è finito: sono tappati in casa, diremmo noi oggi, a leggere le partecipazioni alla morte! Non ce ne sono molte: è morto come un delinquente, mancano quelle della gente che conta, solo qualche poveraccio cui ha fatto miracoli e non tutti: neanche quelli! E si accingono a pensare qualche frase di ringraziamento: almeno preparano qualche segno per una dignitosa sepoltura, un piccolo monumento per andare a piangere ogni tanto, in attesa di ritornare tutti alla vita di prima; qualcuno farà compagnia a sua madre, poi il ricordo svanirà, e ciascuno si terrà in cuore i suoi sogni e le sue delusioni.  

Invece no! Si sente la sua voce, il suo saluto: Pace a voi, shalom, salve – noi diremmo ciao – come state? Sono qui! 

Una esperienza troppo vera per creare una illusione: palpatemi, toccatemi, abbracciatemi, parlatemi, non avete qualcosa da mangiare? Guardatemi ancora negli occhi! 

Tommaso, metti le tue dita in questi buchi di luce, la tua mano in questo petto squarciato dalla lancia: la tua sincerità, i tuoi sani dubbi, le tue domande vere, giuste, il tuo cuore in subbuglio fallo incontrare con questo corpo che ha ancora i segni della crocifissione, del mio amore. 

È troppo dirompente, nella vita di questi quattro ebrei, una esperienza così: d’ora in poi avranno un cuor solo e un’anima sola e nessuno dirà sua proprietà quello che gli appartiene, ma ogni cosa sarà fra loro comune. 

Quanti possiedono campi e case li vendono, portano il ricavato ai piedi degli apostoli, di Pietro e tutto viene distribuito a ciascuno secondo il bisogno: ma non è ancora questo che sognano tanti uomini e donne che lavorano, che faticano, che si consumano?

Non è ancora questa giustizia di base, questa pari dignità che ogni lavoratore cerca, per incontrare quel Cristo risorto, anche egli operaio, carpentiere come tanti? 

E soprattutto ancora oggi, nelle condizioni di precarietà che non sembrano finire, ci rifugiamo nella grande misericordia di Dio, e torniamo a dire fiduciosi e sicuri di essere accolti: “per la sua dolorosa passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero”, come ci ha insegnato papa San Giovanni Paolo II, in quella che ha istituito,la “festa della Divina Misericoria”.

 La imploriamo questa misericordia, anche in questo tempo pasquale, per le ferite, le sofferenze, le morti che ci hanno segnato e che dobbiamo continuamente aprire al sole di Pasqua.  

19 Aprile 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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