La scelta necessaria: ascoltare la voce del nostro pastore, Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 22-30)

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La fede non è mai il risultato di ragionamenti o di una serie di sillogismi, di dimostrazioni intellettuali, non è collocata nella chiarezza di enunciati, di definizioni, anche se non disprezza la ragione, le motivazioni, la valutazione personale, e all’inizio una grande fiducia che si accresce nella consuetudine, nella conoscenza, nella comunione di intenti, nella comunione di visioni di vita, di atteggiamenti e di adesione del cuore.

E per arrivare a questo, per avvicinarsi al suo mistero occorre – usando le parole del Vangelo – appartenere al Suo gregge e ascoltare la Sua voce.  

Coloro cui si rivolgeva Gesù non hanno fatto nessuno sforzo per accettarlo, per riconoscerlo come Messia, non si sono messi nemmeno per prova a seguire il suo cammino: si facevano condizionare in forma invincibile da un accecamento volontario e responsabile; si sono radicalmente dimostrati incapaci di appartenere al suo gregge e – fuori di metafora – di far parte del suo popolo, della sua compagnia, della gente che condividesse paure e speranze, dialogo e fiducia, ricerca sincera e disponibilità, solidarietà e coraggio, dedizione e voglia di superare pericoli e cecità. 

Tante volte noi non vogliamo credere e non sappiamo nemmeno perché: abbiamo in cuore una decisione irrevocabile che ci condanna al nostro vuoto e la scambiamo per sicurezza.

Chi vuole seguire Gesù deve vincere la sua autosufficienza, deve provare seriamente ad ascoltare la sua voce e nessuno, nemmeno la nostra cocciutaggine, potrà rapirci a Lui, perché gli siamo stati tutti affidati da Dio Padre. 

Di fronte all’epidemia, quante idee abbiamo dovuto cambiare, quante certezze che sembravano incrollabili abbiamo trovate false e inconsistenti, quante abitudini inveterate, cui nemmeno più pensavamo e che ci portavano a una vita grama, abbiamo capito.

Quanta sicumera abbiamo lasciato, quanta autosufficienza si era annidata in noi e abbiamo dovuto ammettere che da soli non riusciamo anche solo a vivere e non solo a godere della vita.  

Abbiamo dovuto capire che di questo passo non si va da nessuna parte, eppure eravamo campioni nel giudicare, nel pontificare, nella sicurezza, nel comportamento; il rapporto con la natura da cambiare: ci sembravano idee di qualche ragazzetta che non  ha esperienza del duro lavoro quotidiano, della fatica del vivere, abituati solo a farsi mantenere. 

Se la nostra situazione materiale, fisica, lavorativa, imprenditoriale deve cambiare, nel nostro spirito dobbiamo far cadere molti preconcetti, nel rispetto della vita nascente e terminale: dobbiamo fare scelte più evangeliche: nel nostro atteggiamento verso il prossimo e le molte fragilità e povertà non possiamo più voltarci dall’altra parte.

Ogni persona è nelle mani di Dio e – dice  Gesù nel Vangelo – “nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio”. 

5 Maggio 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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