Verremo da te e prenderemo dimora presso di te

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 21-26)

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La vita umana non è fatta per essere sviluppata in solitudine e lo capiamo sempre di più in questa congiuntura che tarda a sciogliersi, in cui la distanza è d’obbligo.

Non è ancora solitudine, non è ancora fare a meno degli altri, ma ne è un simbolo impietoso: ci ricorda che dobbiamo mettere sempre una separazione tra noi e gli altri.

Il come siamo stati architettati dal Creatore dice sempre ordine a un’altra persona come noi: gli altri ci sono necessari per definire noi stessi, per darci una identità, per vivere una vita serena, e se siamo cristiani per fare loro dono della nostra vita. 

Nell’esistenza cristiana è ancora più evidente perché trattandosi di realtà che sono anche immateriali, la loro presenza in noi e la loro compagnia è una manifestazione spirituale, che non significa evanescente e immaginaria, ma vera e pervasiva: non ha bisogno di metri quadri di appartamento Gesù per stare con noi, ma di cuore in ascolto, di animo che desidera, di persona che ha spazio interiore di pensiero, di affetto, di disponibilità.

Attraverso Gesù, Dio si manifesta spiritualmente ai credenti.

L’esperienza cristiana avviene nel segreto della persona, in un modo intimo, spirituale: Dio rifiuta sempre lo spettacolare, quando vuol compiere la più profonda rivelazione della sua salvezza, del suo amore, della sua paternità, è sempre molto discreto, e noi possiamo dichiararci “disponibili” per entrare in contatto con Lui. 

L’amore per la persona di Gesù è dimostrato custodendo i suoi precetti, ossia accogliendo la parola di Cristo, facendola penetrare nel cuore e custodendola gelosamente.  

Il vero discepolo, che dimostra di ascoltare, obbedire ai comandamenti di Gesù diventa oggetto di un amore speciale del Padre e del Figlio.

Tenete conto che la parola comandamento non significa mai “imposizione autoritaria” o obbedire sempre a bacchetta: comandamento dell’amore è amarsi assolutamente gli uni gli altri

Questo amore del Cristo per i suoi amici avrà come effetto una speciale  manifestazione  intima e personale che passa attraverso l’azione dello Spirito Santo: abbiamo dentro di noi lo Spirito Santo che cesella, in noi, la figura del Cristo; gli  fa posto anche nel senso che lo  trasforma, ci trasforma, fino a poter dire, come diceva San Paolo “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me“.   

Papa Francesco direbbe nella Christus vivit, che è un bellissimo documento fatto dopo il sinodo dei giovani: “Se Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in ogni momento, per riempirlo di luce. Così non ci saranno mai più solitudine e abbandono. Anche se tutti se ne andassero, Egli sarà lì, come ha promesso: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20). Egli riempie tutto con la sua presenza invisibile, e dovunque tu vada ti starà aspettando. Perché non solo è venuto, ma viene e continuerà a venire ogni giorno per invitarti a camminare verso un orizzonte sempre nuovo.” 

La pandemia non ci potrà fermare.

11 Maggio 2020
+Domenico
 

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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