Una unica linfa scorre nelle nostre vene e nell’umanità di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 1-8)

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Fece impressione quando papa Benedetto si presentò a tutti la prima volta dalla loggia vaticana appena eletto e disse di sé che era un semplice operaio nella vigna del Signore: ogni cristiano è chiamato ad essere con la sua vita un operaio nella vigna del Signore!

Gesù è l’immagine perfetta della vigna fedele che ha corrisposto alle cure e alle attese di Dio e ha prodotto il vino buono della fedeltà all’alleanza; non solo, ma Cristo, come ha detto di essere pane di vita, è anche “vite della vita“, per sottolineare la comunicazione e la circolazione di vita divina che esiste tra Cristo e coloro che credono in Lui. 

Ne deriva che ogni cristiano deve essere sempre “collegato”, unito, in simbiosi con Gesù; questo avviene in tante modalità, che sono i mezzi che abbiamo per unirci a Gesù: la preghiera, l’ascolto della sua Parola, la vita di carità verso il prossimo, perché Gesù si incarna nelle persone che incontriamo, che Lui stesso ci mette accanto, che la vita concreta ci fa incontrare; soprattutto l’Eucarestia, il mangiare il Suo Corpo e bere il Suo Sangue.

Giustamente stiamo non poco a scalpitare, a desiderare di ritornare a comunicarci, a “fare la comunione” come diciamo popolarmente: capiamo ancora di più che significa vivere in comunione con Gesù.  

Nella vita cristiana i sacramenti sono proprio incontri con il Signore Gesù veicolati, costruiti, definiti da concretezza di espressione, di tatto, di gusto, di udito, di sensazione, di sentimento: elementi che danno la certezza che Gesù abita la nostra vita.

L’acqua del Battesimo ci conferma l’immersione nella sua morte e risurrezione; il pane e il vino nella Messa ci mettono a contatto fisico anche con il corpo e il sangue di Gesù come lo propose agli apostoli nell’ultima cena; il crisma è una unzione-consacrazione di questo abitare dentro di noi dello Spirito Santo, della configurazione a Cristo pastore; l’amore degli sposi è la certezza di essere a immagine dell’amore indissolubile di Cristo e della Chiesa, dell’amore di Dio all’umanità; il pentimento per i nostri peccati è la invocazione del figliol prodigo e la certezza dell’abbraccio e della festa di suo Padre; e per finire, l’ultimo sacramento, l’olio santo, è la consapevolezza e la sicurezza della carezza di Cristo nella malattia e nella morte.  

I sacramenti non sono nostri pii desideri, non sono azioni “in streaming”, non sono fantasie di sentimenti di Dio nei nostri confronti che ci inventiamo noi che spesso ci sostituiamo a Dio e ce lo facciamo buono o cattivo, comprensivo o severo come ci aggrada: certo, molti cristiani durante persecuzioni, calamità naturali non hanno potuto avere il dono dei sacramenti e Dio sa supplire nella sua immensa bontà, basta che sappiamo che se non siamo uniti alla vite non abbiamo vita.

L’epidemia che ci sta ancora tormentando ci permette incontri con Dio, consapevolezza del suo amore e esperienza concreta di esso, perché abbiamo scelto con i nostri pastori, con papa Francesco, la regina delle virtù che persisterà sempre, anche dopo la nostra morte che è la carità: l’amore soprattutto per la vita degli altri, non solo per la nostra.  

Non l’abbiamo fatto perché perseguitati, anche se abbiamo sperato che la società civile avesse più rispetto e considerazione della concretezza umana della nostra fede, relegata sempre paternalisticamente nel campo dei sentimenti strettamente privati e personali.

Questa sacramentalità, questa concretezza, questa umanità la si è capita almeno per i funerali, durante i quali oggi la possiamo cominciare ad esprimere in un minimo di partecipazione sacramentale con la Messa e col dolore supremo e la solidarietà nel  distacco ultimo dai nostri cari che ci hanno lasciato. 

Oggi però non possiamo passare sotto silenzio il 13 di Maggio che per tutti noi è la data della famosa apparizione di Maria a Fatima, dei segreti sulla vita della Chiesa, dell’attentato fatto a san Giovanni Paolo II in piazza san Pietro e della sua convinzione che quella pallottola fu deviata da Maria, se a lei ha portato da incastonare nella sua corona la pallottola che l’ha colpito.

Supplichiamo san Giovanni Paolo II che ci conduca, con la sua potente intercessione presso Maria, fuori da questa pandemia. 

13 Maggio 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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