Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv 16, 29-33)
Ci facciamo spesso domande sulla fede, sull’eternità, sull’aldilà, sul mondo soprannaturale e le risposte non ci danno mai evidenza e soprattutto certezza.
Tra certezza e verità – però – c’è una bella differenza: la fede, l’aldilà, il soprannaturale stanno dalla parte della verità.
La fede non è certezza umana baldanzosa, sicura, schiacciante, non elimina mai completamente il dubbio, l’oscurità, è continuamente messa in discussione dalla tentazione e dalla prova, e questo – val la pena di ricordarlo sempre – significa che la persona è sempre libera di credere, non ne è costretta come se si trattasse di un teorema matematico dimostrabilissimo dalla ragione.
Con Gesù i discepoli avevano fatto molta fatica a stargli dietro col pensiero, a capire che cosa volesse dire quando parlava del Padre, del regno dei cieli e – finalmente dopo averci messo il naso, si direbbe con san Tommaso – si sono rassicurati.
“Adesso finalmente parli chiaramente: della serie non è che siamo meglio noi che ci siamo sforzati di entrare nel tuo modo di pensare – no – sei Tu che parli chiaramente. Almeno sul monte alcuni di noi Ti hanno visto trasfigurato, Ti sei mostrato veramente per quello che sei, anche se sei venuto più vicino alle nostre aspettative” … e pensano ormai che ogni problema sia superato.
Tutto è chiaro ai loro occhi. Nel loro entusiasmo c’è qualcosa di infantile e di umano: l’orgoglio di essere alla scuola di un uomo straordinario che sa tutto e soprattutto sa farsi capire.
E Gesù, come se facesse loro una doccia fredda, dice: “Adesso capite? Arriverà il tempo della prova, della disillusione, della fatica di entrare fino in fondo nel mio mistero.“
Si erano tutti adagiati sulla focosità e certezza di Pietro dopo la Trasfigurazione; che disse Pietro allora? ” Signore vogliamo stare qui sempre, ci facciamo tre capanne e stiamo a contemplarti soltanto”.
E’ facile avere fede nel Cristo splendente e glorioso sul Tabor, ma difficilissimo accettare, senza scandalizzarsi, il Cristo dell’angoscia dell’orto degli ulivi, del disprezzo e del gioco sadico dei soldati, le urla della morte sul Calvario, l’annullamento dentro nella tomba, ma anche il Cristo che si nasconde in questo tempo di pandemia, nelle sofferenze indicibili dei morenti.
Lo Spirito Santo solo ci può aiutare a colmare la nostra incapacità di capire e di affidarci … e ci affidiamo a Lui.
25 Maggio 2020
+Domenico