Maria del magnificat sei sempre nostra Madre

Una riflessione sul Vangelo secondo Giovanni (Gv, 25-34)

Audio della riflessione

Il lunedì di Pentecoste è sempre stato, soprattutto nelle chiese del Nord Europa, giorno di festa anche civile.

In questa giornata papa Francesco dall’anno scorso ha collocato la festa della Beata Vergine Maria “Madre della Chiesa”, e ce la fa contemplare proprio nel momento in cui ci è stata donata da Gesù: è sempre la donna del Magnificat, di quel canto di lode a Dio onnipotente che le è sgorgato dal cuore all’incontro con Elisabetta.

Il nostro sguardo al Calvario però è sempre pieno di domande: dove è che Dio ha spiegato potenza, disperso superbi, rovesciato potenti, innalzato umili, rimandato a mani vuote ricchi? Qui sta avvenendo tutto il contrario!

E Maria è lì: “C’era la madre di Gesù”, dice il Vangelo, come ce lo disse alle nozze di Cana, come sempre nei momenti cruciali della storia della salvezza.

Ne era passato di tempo, ne avevano macinato di chilometri Gesù e il suo gruppo: ora purtroppo sembra tutto sia finito.

Lì sul Calvario ci sono tre sofferenze, tre cuori che si cercano tra due criminali, qualche amica e i militari: sono l’ultima casa impossibile che è rimasta alla speranza.

C’è Gesù che possiede ancora un tesoro prezioso: non si sente solo, ha ancora qualcosa … qualcuno da donare, sente la dolcezza e la tragica dedizione di sua madre; è più solo invece Giovanni, nella sua giovinezza, nel suo slancio, nella sua ingenuità di sognatore: ha bisogno di una mamma per non smettere di sognare vita e salvezza.

Figlio ecco tua madre“: Tua madre sta qui!

Quanto è confortante sentirti dire: qui c’è tua madre.

Quando la nostra croce o quella che vediamo sulle spalle degli altri  risulta troppo pesante, guarda che qui c’è tua madre.

  • Se la tentazione è forte e la disillusione è dolorosa: qui c’è tua madre!
  • Se la solitudine è insopportabile e l’incomprensione ti disorienta, qui c’è tua madre;
  • Se la scelta del tuo futuro è difficile e lo vedi oscurato, qui c’è tua madre;
  • Se la fame e l’ingiustizia, la paura e la violenza minacciano di spegnerti la speranza, qui c’è tua madre;
  • Se i tuoi occhi non scorgono più la bellezza della vita, qui c’è tua madre;
  • Se la guerra ti toglie anche l’ultima illusione di un mondo nuovo, qui c’è tua madre;
  • Se l’incanto del virtuale ti distrae dalla vita vera e te la deforma, qui c’è tua madre;
  • Se non riesci a deciderti di fare della tua vita un dono a una persona come te, per sempre, senza tentennamenti, contro tutte le tentazioni di ritornare a casa tua, guarda che qui c’è tua mamma;
  • Se la pandemia ti ha strappato le tue radici che nei nonni spesso ricreavi, qui c’è tua madre.

Maria è una grande consolazione, è una certezza, è un rifugio sicuro, è un punto di riferimento, è un approdo.

Ma Gesù, che noi spesso incoscientemente riteniamo “duro” nel chiamare sua madre “donna”, perché vuol sempre rifarsi alla creazione, a tutte le donne del mondo, a tutte le mamme della terra, ha una tenerezza da esprimere a sua madre; non la lascia sola a piangere un figlio che muore, ma le affida tutti noi: donna ecco tuo figlio.

E’ una preghiera a sua madre per Giovanni, per ogni giovane, per ogni persona che si è trovata travolta nella sofferenza, per tutti quelli che si fanno padri e madri di figli sofferenti, ammalati, disperati, giovani e anziani.

Lui conosce lo smarrimento di tanti disperati, di tanti sfiduciati, lasciati soli, calcolati come scarto, li affida a sua madre; conosce la superficialità che ci tenta tutti e dice: questi, così come sono, sono tuoi figli.

  • Quando non riescono ad ascoltare il Signore nel silenzio della preghiera e ad accoglierlo nella sofferenza: madre, sono tuoi figli;
  • Quando non riescono a scoprire il Signore nei loro percorsi quotidiani, forse anche infettati di noia: madre sono tuoi figli;
  • Quando non hanno il coraggio di vendere tutto, darlo ai poveri e seguire radicalmente il Signore: madre sono sempre tuoi figli;
  • Quando si lasciano smarrire nei meandri della droga, della delinquenza, dello sballo: madre sono tuoi figli;
  • Quando non hanno il coraggio di fare della loro vita un dono a Dio Padre anche attraverso una persona desiderata, accolta, amata, sposata, madre sono tuoi figli;
  • Quando nella loro vita di giovani sposi non hanno più vino, non sanno più sorridere, hanno perso la gioia della vita, credono di adattarsi a vivere a pane e acqua, madre sono tuoi figli.

Noi siamo presi in affido da Maria, e la vogliamo custodire perché Gesù ce l’ha donata proprio nel momento della morte, nell’offerta di sé fino all’ultima goccia di sangue.

E siccome in ogni messa si rinnova quel dono supremo, noi sappiamo che ai piedi di questo altare anche oggi c’è Maria che si sente dire da Gesù: “sono tuoi figli”, e noi siamo confortati perché Gesù ci ripete: “qui c’è tua madre“. 

 Lo Spirito Santo che abbiamo ricevuto di nuovo in abbondanza non solo come fuoco che brucia dentro di noi singolarmente, ma come forza, coraggio, slancio di tutta la comunità cristiana, di tutta la Chiesa, ti fa anche “Madre della Chiesa”, madre di tutta la nostra comunione tra noi, che spesso non apprezziamo o critichiamo, perché non sappiamo scorgere in essa il tuo volto di madre.

Maria, sappiamo che sei la mamma di questa Chiesa, di cui noi vediamo solo le rughe che gli abbiamo inflitto da noi, come purtroppo anche a te; ma Tu falle e facci sempre da mamma. 

1 Giugno 2020
+Domenico
 

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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