Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 13-16)
Gesù dice:” Siete voi il sale della terra, siete voi la luce del mondo”.
Uno si guarda allo specchio, mentre si fa la barba o si aggiusta i capelli, quelli che ha, e fa subito una riflessione: “che luce e che sale posso essere io?”.
Essere persone, uomini o donne nel mondo oggi che cosa significa? Ce lo domandiamo spesso di fronte a tante possibili scelte, a tante proposte religiose, a tanti venditori di ricette per la vita felice, a tante tentazioni di ridurci al nostro classico tran tran della vita quotidiana.
Ci sono magari state aperte tante strade, molti amici hanno trovato la propria, altri si sono già scoraggiati, sono tornati indietro, ma non più al punto di partenza, perché la vita passa inesorabilmente.
Il Vangelo risponde con molta concretezza e semplicità: essere persone significa essere sale, essere in grado di dare sapore alla vita; sì perché non puoi viverla senza emozioni, senza entusiasmi, senza rischi o senza sforzi, come un pacco postale che ha già scritta la destinazione: la vita ha bisogno di slancio, di mete da conquistare, di apertura al nuovo, all’altro che incontri, ha bisogno sempre di trovare sapore; spesso diciamo anche di noi che siamo senza grinta, senza dedizione, senza mordente.
Essere persone significa anche essere luce: essere in grado di offrire qualche indicazione, essere una freccia, un dito puntato verso una meta, una certezza là dove non si capisce più niente, dove non si sa che cosa fare, da che parte andare.
Vuol dire che nella vita spesso si condensano tenebre, circoli viziosi, disorientamento, cecità, e di fronte a tutto questo ho a disposizione qualcosa o qualcuno che mi dà un dritta.
Dio ha dato ad ogni uomo, ad ogni donna la possibilità di essere sale e luce, di dare sapore alla vita di tutti e di essere compagno di strada.
Sale e luce hanno una pretesa: di non chiudersi su di sé; il sale da solo non ha in se stesso la ragione del suo essere, deve salare un cibo. la luce non la metti sotto il letto, se vuoi illuminare la casa.
Eppure abbiamo ridotto il cristianesimo a bonsai, il Vangelo l’abbiamo ridotto a galateo: ci chiudiamo nel nostro piccolo mondo, ci nascondiamo dietro un dito, seppelliamo il raggio della nostra vita nella nostra comodità o solitudine.
I tuoi compagni di lavoro conoscono i tuoi lati buoni e spero ti stiano intorno proprio perché hanno bisogno della tua luce: sanno che hai un po’ di fede.
Se c’è una carognata da dire contro Dio, la cristianità, i preti, il papa non te la risparmiano; se hanno barzellette sporche da raccontare, le vanno a dire agli altri; ma se hanno un dolore insopportabile o una gioia incontenibile la vengono a raccontare proprio a te.
E tu che fai? Ti tieni il sale? Metti la luce sotto un coperchio? O ti metti a disposizione con semplicità perché per tutti quelli che incontri sorga un giorno migliore? Leggano sul tuo volto la gioia di riconquistarti alla vita.
Se poi, vivi in maniera convinta la tua fede cristiana, prova a vedere se non è necessario dire una parola che motiva un atto di solidarietà, di mutuo soccorso, se non è necessario offrire una pagina di Vangelo che ti ha aiutato a costruirti una vita degna di essere vissuta, anche se sempre troppo tribolata.
9 Giugno 2020
+Domenico