Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 7-15)
Le nostre giornate spesso sono popolate di messaggi di dolore: le disgrazie fanno subito il giro del vicinato, degli amici, sono proposte con maggior larghezza dai giornali … sembra ci sia una sorta di soddisfazione per dirci il dolore e la tragedia, molto meno per darci notizie belle.
Per le strade della Palestina invece Gesù voleva che corressero notizie belle, soprattutto la buona notizia, il Vangelo: la speranza per tutti, la certezza che Dio si interessa degli uomini e che è disposto a tutto l’amore possibile per ridare all’uomo la serenità e la fiducia nella vita.
Li mandò a due a due senza altra preoccupazione che di dire, di parlare, di testimoniare, di far capire che nella vita Lui è la svolta necessaria per un mondo nuovo e che ogni uomo è messo in condizioni di dare sapore all’esistenza e di offrire speranza per tutti.
Siamo tutti un dono di Dio all’umanità, e non soltanto a noi stessi: abbiamo carica di amore sufficiente a salvare il mondo, invece pensiamo di farne calcoli, egoismi, interessi privati.
Siamo sale che dà gusto, ma spesso lo perdiamo anche per noi!
Quello che abbiamo è tutto ricevuto: anche là dove ti sembra di avercela sempre messa tutta, dove ti pare di avere fatto miracoli, devi sapere che è Dio che sta alla sorgente di tutto: è Lui che ti ha dato un cuore, una bocca, una vita da mettere a disposizione.
Abbiamo avuto gratis e non possiamo offrire a pagamento, e il pagamento è di vario genere: può essere togliere la libertà di decisione, come fanno tanti genitori nei confronti della scelta definitiva dei loro figli; può essere una strumentalizzazione ai nostri interessi fatta con i guanti bianchi; può essere un ricatto affettivo … è sicuramente la nostra pretesa di giudicare le persone, di condannare, di crederci migliori.
Gesù inviò i suoi discepoli per le strade della Palestina per seminare speranza, per dare coraggio a chi soffriva.
E’ ancora la nostra vocazione di cristiani per le strade del mondo di oggi, nelle nuove e vecchie povertà, nel desiderio di spiritualità e di Vangelo che molti uomini esprimono, nel disorientamento di tanti giovani di fronte ai valori della vita: tocca a noi offrire il vangelo per il Regno, per dire a tutti che Dio non ci abbandona mai.
Barnaba – oggi è la festa di San Barnaba – a questo servizio si è donato: ha accompagnato gli apostoli nel loro cammino di evangelizzazione, ha fatto da mediatore fra la cultura ebraica e quella ellenistica, si è dedicato radicalmente al Vangelo, alla buona notizia, alla speranza per tutti, alla bontà senza misura, a tempo pieno; si è accompagnato agli intimi del Vangelo, si è buttato nell’ascolto, nel confronto, nell’immedesimazione di una comunità decisa, radicata, compatta.
Per lui era la comunità cristiana che faceva i primi passi, per noi è la comunità cristiana talvolta stanca, spesso spenta, che deve ogni giorno di più ricostruirsi su una adesione generosa a Cristo, senza condizioni.
Il suo mondo era quello allora conosciuto: non si è fermato – Barnaba – a Gerusalemme, ma è partito facendo da spalla, da compagno, da sostegno, diventando “corresponsabile del Vangelo”.
11 Giugno 2020
+Domenico