Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5,27-32)
In tempi di buonismo, ma soprattutto di “adattamento al ribasso”, occorre ritrovare la forza di decisioni di vita coerente, tutta d’un pezzo.
A Gesù l’occasione viene dal guardare a una esperienza che si consuma in un minimo di esternazione: uno sguardo, lo sguardo di possesso di un uomo su una donna.
«Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore».
Ricordo che san Giovanni Paolo II un giorno intervenne su questo versetto del Vangelo di Matteo – credo a un Angelus – e ne sottolineò il significato, creando molta discussione anche sui giornali.
Questo desiderio non è l’ingenua meraviglia di Adamo quando vede Eva e che sfocia in quel meravigliato “Questa sì che è carne della mia carne, ossa delle mie ossa”: non è l’ingenuo fischio del muratore che dall’alto del suo ponteggio non può non fare un complimento, non sempre troppo castigato, alla ragazza che passa; non è l’esaltazione di una possibilità di comunicare, di uscire dalla solitudine del guardarsi addosso, per opporsi alla legittimazione di una sessualità ripiegata su di sé o sul proprio sesso. Qui invece lo sguardo è di possesso, riduce la persona a cosa, ti toglie di dosso il vestito e la dignità: è orientare la propria progettualità, che parte dal cuore, a ridurre le persone a cose.
Il “desiderandola” dopo averla guardata è molto ben descritto – se ricordate – dal comportamento di Davide quando dalla sua terrazza sta a guardare una donna che fa il bagno e progetta di farla “sua”, come dopo avvenne, non solo, ma si trova impigliato in una passione che non riesce a controllare più e gli fa compiere anche l’omicidio del marito (cfr 2 Sam 11).
L’adulterio era già stato compiuto in quella insana passione, fatta di sguardi predatori, di progetti mentali, di pensieri non fermati che ha coltivato in quel “guardandola”.
Il fatto, che poi è diventato un delitto, era già un peccato prima nei pensieri e nel cuore: nei pensieri si traduce in una possessione di sguardi che hanno denudato la donna e posseduta negli intenti; nel cuore, dal pensiero intimo, ma cattivo coltivato, che aveva già allontanato dall’innocenza il re Davide.
Insomma qui non c’è solo istinto, ma progetto: è la tentazione virtuale della pornografia – per esempio – che porta al disprezzo della persona, donna o uomo che sia, al ritenerla solo un oggetto da possedere non certo da amare, all’impiegare la forza della sessualità che è apertura a una relazione di amore verso una persona a un egoismo e a una strumentalizzazione della persona, resa solo oggetto.
Insomma: ti sporca la coscienza, il cuore, l’intelligenza.
La prospettiva nuova che porta Gesù è una scelta radicale, mentre noi più diventiamo adulti, più ci adattiamo e conviviamo con la mediocrità.
Continua – infatti, Gesù nel suo discorso della montagna – “Se il tuo occhio destro ti fa compiere il male, strappalo e gettalo via. Se la tua mano destra ti fa compiere il male, tagliala e gettala via”.
Dio non ci vuol vedere tutti mutilati, questo capiterebbe se fossimo lasciati a noi stessi, ma vuole vedere in noi – e ce ne dà la forza – una impennata di coscienza.
Ma non vi sembra che abbiamo lentamente ridotto il cristianesimo a una sorta di galateo? Qualche giovane non fa mistero e me lo dice con grande candore:” Voi preti quando ci parlate sembrate le nostre mamme: Sta attento qui, non fare quello là, togli le dita dal naso, non mettere i calzini sotto il cuscino, mettiti a posto, datti una regolata, non farmi stare in pensiero …”
Ma è tutta qui la vita cristiana? E’ un insieme di raccomandazioni, è una visione di vita funzionale ad un comportamento tranquillo, a non dare fastidi a nessuno, che ci incasella nel quieto vivere, che non scontenta mai o è qualcosa che ti cambia la vita, che non ti lascia inerte, che non si accontenta di pezzettini, che vuole tutto?
E’ proprio vero! La vita cristiana è esigente, proprio perché la vita è esigente, l’amore è esigente, le persone che incontriamo sono esigenti.
La nostra società sta, forse, perdendo il sapore perché il sale è scipito e la luce è scurita, a meno che il discorso della montagna scavi in ogni persona le energie impensate che abbiamo e faccia in modo che le mettiamo in circolo con decisione.
12 Giugno 2020
+Domenico