Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 43-48)
«Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Certo l’uomo nella sua esistenza, dotato di intelligenza e di cuore, non vive solo di istinto, non si lascia guidare dal caso: pensa, ha una coscienza, sviluppa il ragionamento, ha in se scritti dal Creatore – diciamo noi che crediamo – atteggiamenti di bontà, di condivisione, di solidarietà.
Ha qualcosa di più dell’istinto insomma: se siamo fatti a immagine di Dio, significa che siamo fatti bene, significa che non è la necessità che ci muove, ma è una scelta libera.
Solo che il peccato, il male, ha inquinato la creazione, ha deturpato e rovinato i sogni di Dio e i comportamenti dell’uomo; da allora se vogliamo una vita bella e felice dobbiamo fare un salto di qualità: non è più sufficiente essere buoni, occorre amare di più; non è sufficiente comportarsi bene tra noi, ma occorre essere buoni con tutti, anche con i nemici: coloro che ci fanno torti.
Se amate quelli che vi amano ma che merito ne avete? Lo fanno tutti: ogni uomo che ha un minimo di buon senso si comporta bene con chi gli vuole bene.
Per il regno di Dio, il buon senso non basta: la legge dello scambio non è sufficiente, il politicamente corretto è troppo poco; il modello di comportamento per un cristiano è la perfezione di Dio Padre.
La meta è altissima, impossibile da raggiungere con le nostre forze; soltanto sorretti dallo Spirito, portati sulle spalle di Gesù, il buon Pastore, è possibile mettersi sulla strada della perfezione e del bene.
Insomma, la tentazione di riportare la vita del cristiano sempre e solo a comportamenti ovvi di buona educazione, di correttezza, di plausibilità umana, è sempre troppo forte: la vita cristiana chiede di più, chiede di perdonare le offese, di morire per gli altri, di affidarsi alla preghiera, di amare oltre ogni misura, di andare controcorrente, di accogliere ogni vita nascente e di vivere ogni momento di sofferenza per amore di Gesù.
La misura è la santità, non la correttezza!
Come facciamo noi, che facciamo fatica ad essere passabili, a fare una vita da santi come la vuole il Signore? Come possiamo far diventare queste osservazioni, queste aspirazioni “vita quotidiana”: ma non tiriamoci giù troppo, ci sono tante persone che questo lo fanno tutti i giorni.
Quelli che seguono i malati che non hanno prospettive di guarigione, lo fanno tutti i giorni!
E’ Dio che opera in noi e il suo Santo Spirito ci dà forza, coraggio, anima, e ci permette anche di trasmetterlo agli altri, di creare una comunità che vive il pensiero, il dettame, e la legge del Vangelo.
16 Giugno 2020
+Domenico