Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 7, 6.12-14)
Che tutti noi siamo autocentrati non occorre dimostrarlo: iniziamo da bambini a dire “questo è mio” e ci stringiamo al petto i giocattoli, litighiamo con i fratellini, ci mettiamo a urlare o a piangere se ci portano via qualcosa … finchè questo atteggiamento ci aiuta a costruire una nostra giusta identità è una bella cosa, sarebbe peggio se non sentissimo di niente o non ci importasse niente di noi stessi! Ma prima o poi bisogna fare il salto dell’attenzione all’altro, bisogna fare attenzione alle primissime avvisaglie dell’amore, che pure fa parte della nostra identità di persone.
Purtroppo molti non riescono a fare questo salto.
Gesù nel vangelo con una concretezza che va dentro al proprio sentire, ma che diventa subito un “fare” ce lo pone come panorama della nostra vita: “Quanto dunque volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fatelo a loro”.
Intanto la prima chiarezza è che l’amore si esprime nel fare: l’egoista fa per sé e pretende che gli altri facciano per lui: pone il proprio io al centro di tutto; è il classico buco nero che fagocita tutto, con una forza di gravità, di attrazione che fa proprio attorno a sé un buco, che non è mai pieno, che non si vede nemmeno perché si tira dentro anche la luce.
Chi ama invece “fa” per l’altra persona: pone proprio questa al centro di sé; diventa come una sorgente che diffonde energia e luce. E’ un immancabile punto di partenza per arrivare a un amore disinteressato, all’amore senza misura, che sta al centro del messaggio di Gesù.
Già questa è una porta stretta per la quale entreranno tutti quelli che riescono a capire fino in fondo il messaggio d’amore di Gesù.
Avremmo o no un mondo molto diverso da quello che ci stiamo costruendo oggi, se tutti accettassero di amare gli altri come amano se stessi!? Certo, prima magari di ammalarsi di frustrazione, di odio alla vita, di disistima di se, provocata comunque sempre in noi da un amore che ci è mancato.
Invece purtroppo il mondo non è diverso perché anche noi che ci diciamo cristiani non abbiamo il coraggio di essere coerenti con questo principio panoramico di volere sempre per gli altri il bene che vogliamo per noi: pensiamo al mondo dei migranti, al sottile – non troppo, se pensiamo a quanto è successo in America – razzismo che ci sta infettando l’animo, pensiamo al “prima gli italiani”, che si ferma ancora solo all’amore verso se stessi, che pure è un buon punto di partenza, ma non il traguardo di una vita.
Io so bene quali sono le mie attese, i miei diritti sull’altro: Amare è capovolgere le proprie attese in attenzione verso l’altro, i propri diritti in dovere verso di lui.
Per chi ama, i bisogni dell’amato diventano suoi impegni: questa semplice frase del vangelo inverte la tendenza egoistica di porre se stessi al centro di tutto.
Noi, che sappiamo di essere già al centro dello stesso Dio Padre, abbiamo la possibilità di diventare come Lui se come Lui poniamo al centro gli altri: quel “siate perfetti come il padre mio” non è una esagerazione, ma un ideale concreto che Dio in Gesù ci regala.
23 Giugno 2020
+Domenico