Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 37-42)
Se ci lasciamo impressionare dalla mentalità comune, oggi, soprattutto anche in qualsiasi social ti metti, si pensa che la fede cristiana sia una proposta di vita per persone deboli, docili, appiattite sulla remissività, amanti del quieto vivere, della routine e non invece per gente coraggiosa, decisa, forte, travolgente, volitiva, dura, amante del rischio, capace di imprese grandi.
Insomma a un certo punto nella vita, e i cristiani questo punto lo pensano il più presto possibile, occorre mettere la testa a posto. Basta girare – anche se oggi si chiama Erasmus – basta stare a farsi mantenere – oggi che si fa fatica a trovar lavoro – basta fare volontariato o la protezione civile: ti devi mettere negli affari perché la vita costa e ti devi mantenere e soprattutto fare il furbo, altrimenti sarai sempre sotto qualcuno. La libertà non fartela regalare, ma conquistatela da solo, altrimenti dipenderai sempre. E via di questo passo …
La fede? È una debolezza che puoi dimenticare presto: ne vedi ancora di tuoi amici che vanno a Messa?
Se invece perdiamo un po’ di tempo ogni tanto e leggiamo una pagina di Vangelo, Gesù non sembra proprio dia questa impressione di religione “tranquilla” quando dice: “non son venuto a portare la pace, ma la spada; chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; ho un fuoco da portare nel mondo e ardo dal desiderio che tutto il mondo ne venga incendiato.” Se ricordate sono le parole che san Giovanni Paolo II diceva ai due milioni di giovani a Tor Vergata nel 2000, vent’anni fa.
Credere in Gesù è cosa di anime grandi e coraggiose, di gente che è capace di decidersi, che non sta tutta la vita con un fiore in mano a lasciare al numero dei petali di scegliere che cosa fare, tanto una cosa vale l’altra: essere cristiani è stare senza mezzi termini dalla sua parte, dalla parte del bene, del dono, del disinteresse, dell’amore.
Il cristiano sa di avere davanti cose alte per cui impegnarsi, una vita da mettere a disposizione, un costo da pagare del quale non si spaventa. Chi non prende la sua croce dietro a me non è degno di me. Gesù sa che la vita è sempre in salita, che le difficoltà sono in agguato sempre ad ogni passaggio, ad ogni decisione importante che si fa. E’ lui per primo che fa così, che abbandona tutto per il Regno di Dio, che si mette a disposizione del Padre; è lui che per primo non ha paura della croce, è Lui che rende la faccia dura come la pietra di fronte a chi lo insulta e lo fa soffrire, è lui che non si attacca alla sua vita, ma la dona.
Se vuoi vivere il cristianesimo che merita la tua vita, devi sempre avere davanti Lui, coraggioso, ma mansueto; deciso, ma attento a non spegnere le piccole speranze che nascono nel cuore di ogni uomo o donna; duro contro il male, ma tenerissimo con il bisognoso, pieno di amore e non di piccoli inganni e di continuare a spostare la decisione di scegliere la persona cui donare la vita: non stai a convivere, a far le prove per anni e anni per vedere se vi volete bene, sempre con un piede levato.
Chi avrà dato anche solo un bicchiere d’acqua fresca a questi piccoli, non perderà la sua ricompensa, avrà parte al suo regno definitivo, sarà accolto nelle braccia del Padre. Essere cristiani è così: è contemplare lui, vedere nel suo volto il Padre e servirlo nei fratelli, anche con piccole cose.
Ma c’è ancora qualche papà o mamma che desidera avere i figli così o interessa loro di più solo che non si droghi, che non scorrazzi pericolosamente in moto, che si diverta intanto che può, perché poi presto finirà ad essere come noi? Perché? dove siamo finiti noi? Non siamo contenti di una vita onesta, di poter camminare a testa alta, di fidarci di Dio, che ci ha aiutati a portare tutte le croci della vita?
E che speranza abbiamo però di poter essere cristiani così? Abbiamo la certezza della sua presenza in noi con lo Spirito Santo, la speranza di ogni nostro respiro quotidiano.
28 Giugno 2020
+Domenico