Desidero abitare anch’io come te con un papà così

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 25-27)

«In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.» 

Audio della riflessione

Si può stare tanti giorni a vivere in non-luoghi, cioè dove le relazioni sono funzionali, legate al momento, senza storia; si possono passare periodi di viaggio o di vacanza lontano da tutti, in una sorta di “sospensione” dalle relazioni fondamentali della vita, senza – evidentemente – illudersi di aver trovato la libertà; si può vivere in contesti dove non sei conosciuto, senza amici, senza relazioni profonde … ma prima o poi è necessario tornare agli affetti, alle relazioni personali, a una casa … soprattutto se si è giovani, a un padre e a una madre.

Gesù, quando parla di Dio, ne parla sempre con il bellissimo nome di Padre, di papà: Lui vuole sempre vivere la vita a casa, in un rapporto profondo con il Padre celeste; il mondo non sarà mai per Gesù un non-luogo, uno spazio di relazioni funzionali, ma sempre uno spazio di relazioni profonde con un papà: nei suoi pensieri si sente un piccolo in cui risuona la bellezza della vita, del creato, la pienezza dell’amore.

Gesù non è un sapientone o un personaggio, ma il figlio di un Dio che è Padre.

A noi è dato di scandagliare con la nostra intelligenza il mistero della vita, sondare nell’infinito per farci una idea di Dio; la filosofia ha raggiunto vertiginose altezze di introspezione e di pensiero sull’infinito, ma quello che conta è che per dare un volto a Dio occorre farsi semplici, disposti alla meraviglia, fiduciosi in una Parola più grande di noi, non mettere distanze comode che ci fasciano la vita.

Tornare semplici non significa abbandonare le doti di intelligenza e di ragionamento che abbiamo, ma sapere di stare a cuore a Dio, che prima di essere un eterno, infinito, onnipotente creatore, è un papà.  

Questa esperienza Gesù la vive e la vuole donare a tutti gli uomini; vuole che chi si affida a Dio non lo faccia per dovere, non lo pensi come una assicurazione sulla vita, ma come l’abbraccio di un Padre, dal quale è possibile percepire il significato del vivere e del morire, del dolore e dell’amore, e guardare a tutti gli eventi con la vera saggezza e sapienza che rivela il gusto del sentirsi creature amate e desiderate. 

Da questa casa possiamo rileggere tutte le nostre fragilità, le nostre pazzie, la nostra sicumera, la spocchia che possiamo avere verso chi ci ignora e soprattutto la nostra maledetta autosufficienza che ci gioca gli scherzi della colpa e del peccato, della cattiveria e della solitudine. 

Vivere una vita cristiana invece significa sentirsi accolti da un Padre, sentirsi confidenti di Dio sul mistero della vita, poter ascoltare la Parola che salva e che orienta e avere sempre lo sguardo fisso al cielo, sempre abitato da un Padre. 

E questo non lo viviamo da soli, ma sempre in compagnia: non siamo in un eterno lockdown, ma in un nuovo modo di vivere assieme per, di apprezzare la compagnia di altri, di ritrovare nel lavoro la grammatica dell’esistenza e in chiesa con gli altri la Parola fatta carne che nutre e rivela non solo e sempre ai sapienti e intelligenti. 

15 Luglio 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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