Gesù Signore del sabato, futuro dell’umanità che crede

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 12, 1-8)

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Una abitudine che spesso ci facciamo leggendo e commentando il Vangelo è di fermarci alla comprensione immediata dell’episodio e raramente di leggerlo in prospettiva del futuro di Dio che noi vediamo in Gesù.

Proviamo a tentare una riflessione sulla predicazione di Gesù circa il sabato ebraico per leggere,  sempre nel Vangelo, il vero futuro portato da Gesù, dentro l’alleanza con il popolo ebraico – era già prevista – per conoscere e contemplare quanto Gesù si stacca nella sua assoluta novità rispetto alla Legge, la Torah, che per Lui è molto di più che un libro sacro, ma la volontà di Dio vissuta nella Trinità, che prepara e predispone alla novità che porta Gesù stesso.

Il capitolo 12 di Matteo che oggi iniziamo a leggere nelle messe quotidiane descrive molto bene il passaggio fra il vecchio e il nuovo, tra la carne e lo Spirito, tra la morte e la vita che sono momenti assolutamente di grande importanza per ogni persona che si affida a Dio.

Tutta questa operazione è appoggiata sul sabato: volete che Gesù si blocchi ad aggiungere altre prescrizioni da osservare presso un popolo che quasi fa del sabato una prigione? Massimo rispetto da parte sua, ma già fa prevedere il futuro.

I discepoli possono fare di sabato ciò che è permesso ai sacerdoti: non saranno in futuro col battesimo il popolo messianico libero e sacerdotale?! E Gesù qui proclama la grande rivelazione: Lui è il Figlio dell’uomo, Signore del sabato e chi lo segue è come Lui, figlio e libero.

Le parole usate in questo tratto di Vangelo sono  tutte parole che richiamano l’Eucarestia offerta e abitata nel futuro da Gesù. Il dono che Gesù fa ad ogni persona è cibarsi del sabato, che è vivere la vita di Dio stesso! Il cibo è la conoscenza del Figlio offerta ai più piccoli, il sabato è Dio stesso, compimento non solo della creazione, ma con Gesù anche della redenzione.

La legge non può normare la vita, è la vita a  normare la legge: chi assume come principio l’amore del Padre, gioisce dell’amore di Dio e mangia di sabato – questo è un parallelo un po delicato ma è verissimo.

Il sacerdote ha libero accesso al tempio, Davide è figura del messia: i discepoli che mangiano di sabato, non mangiano il frutto proibito, lo fanno senza colpa perché compagni del messia; i discepoli, che saranno i nuovi sacerdoti, nuovi preti, i presbiteri, mangiano il pane dell’offerta, che li rende simili a Dio, che vuole misericordia e non sacrificio.

Gesù figlio dell’uomo e Signore del sabato: è il nostro pane, è la nostra vita.

La Chiesa è fatta da coloro che lo mangiano, vivendo la libertà dei figli che amano i fratelli: non sono più schiavi, ma signori della legge, perché godono della  misericordia di Dio Padre.

Insomma un grande capovolgimento già scritto in questi brani di Vangelo che non ci devono fermare a riflettere su un passato, la tradizione del sabato ebraico – interessante – ma che ci fanno vedere la grande novità che Gesù porta con il giorno dopo il sabato.

Sua intenzione non era certo di confutare la pratica del sabato per gli ebrei soltanto, ma di aprire l’umanità al nuovo sabato senza fine che è Gesù, con le qualità massime di Dio, che è misericordia.

17 Luglio 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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