Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 20, 17-28)
E’ molto interessante vedere nelle varie campagne elettorali la corsa ai seggi, a vincere le elezioni: è giusto, è necessario avere chi governa, chi si mette a fare leggi, a interpretare le necessità della gente, a dare sicurezza alla vita pubblica, e costruire uno stato di diritto contro le sopraffazioni, spendersi per il bene comune, affrontare con coraggio tutto quello che occorre per far convergere le energie delle persone al bene di tutti, ma forse la nostra vita pubblica ci dà anche tanti esempi di una politica non tanto disinteressata, di corsa al potere senza ideali se non quelli del proprio tornaconto, dell’affermazione di una ideologia indipendentemente dai veri problemi delle persone.
La stessa cosa può capitare anche nella Chiesa, nella stessa parrocchia: la corsa ai posti di prestigio, ad esposizione continua per primeggiare è di tutte le strutture …
E così si stava comportando anche il gruppetto degli apostoli che da alcuni anni seguivano con continuità Gesù Cristo: ha parlato di regno, di nuovo mondo, di una società in cui avrà il sopravvento la bontà, i discepoli si sono scaldati il cuore, ma è cresciuto anche l’interesse a occupare qualche sedia in questo famoso regno di Dio.
E’ meglio portarsi avanti – pensa la mamma dei figli di Zebedeo, cioè di Giacomo e Giovanni – se non ci penso io al futuro di questi figli, loro se ne stanno lì buoni buoni a far niente, tanto ci sono sempre io che li mantengo. Questi miei figli ti stanno dietro dall’inizio, gli vorrai trovare un posto buono, garantito, sicuro, di livello?
Gesù avrà sorriso per questo intervento materno per il futuro dei figli, che anche oggi fanno molte mamme per i loro, la risposta però è deludente per le mire di questa povera mamma: “Sì ci sono due posti molto importanti, molto in evidenza, ma accanto alla croce.”
Il Regno di Dio è fatto diversamente: il più grande è servo di tutti, il più importante si deve fare schiavo degli altri. Il papa ha come titolo “servo dei servi”.
Le parole si possono sprecare, ma il Vangelo è chiaro: seguire Cristo vuol dire farsi servo come lui, dichiararsi disponibile agli altri come Lui, caricarsi di sofferenze non nostre, non meritate, per alleviare quelle degli altri come ha fatto Lui: solo così possiamo sperare in un mondo diverso, possiamo offrire speranza a tutti.
E Giacomo, che era proprio uno dei figli raccomandati, ha capito subito la lezione se lo vediamo nei primi anni dalla morte di Cristo portarsi fino agli estremi confini della terra, che allora voleva dire passare lo stretto di Gibilterra, approdare in Spagna forse anche dall’oceano, annunciare il Vangelo senza sosta, ritornare a Gerusalemme, fare il vescovo della prima comunità cristiana che si consolidava in città, rendere la sua testimonianza con il sangue, perché vi venne ammazzato.
La sua tomba a Compostela sarà punto di riferimento di tutta Europa per molti anni ed anche ora il percorso di Santiago è frequentatissimo e dà unità di cultura, storia e fede alla stessa Europa.
25 Luglio 2020
+Domenico