Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 17, 1-9)
“È troppo bello stare qui, è troppo bello quello che contempliamo, è troppo bello riuscire a vedere Gesù così”: è la esclamazione spontanea di Pietro, su quel monte, in quella scena solo per qualcuno, davanti a Gesù che si era mostrato nella sua identità di figlio di Dio, nella sua indescrivibile originalità e bellezza. Non c’è possibilità di descrizione, si può dire qualcosa solo delle vesti bianchissime. Ma che cosa c’entrano le vesti?
Quel fascino che Gesù già esercitava su Pietro e i suoi amici, quella simpatia, che crea attorno a sé, quell’amicizia che ti prendeva, quel sentirti guardato con amore, con sincerità, con trasporto non è niente di fronte a questa visione della sua bellezza infinita …. e noi, stiamo a pesare su quali vantaggi ci possono venire dall’avere fede in Gesù, dalle preghiere, dalla vita quotidiana.
Qualche sparata giornalistica, supportata da ricerche ancor più serie, ci avverte che la preghiera fa bene al cuore, che avere fede allunga la vita, che chi segue un codice morale vive meglio … abbiamo proprio ridotto la fede in Gesù alla pubblicità di un prodotto: ti allunga la vita …
Ma Gesù è bello perché è lui, è affascinante perché è lui: non è un talismano portafortuna, non è una vetrina da rompere in caso di incendio o di pericolo, non è strumentale a nessuna nostra piccola o grande pretesa!
Si può star bene anche senza andare a messa alla domenica, si può essere buoni anche senza essere cristiani, si può campare fino a cent’anni senza pregare, si può vivere di ingiustizia tutta la vita e farla franca, ma la bellezza di Gesù è un’altra cosa: il suo amore è al di sopra di ogni immaginazione, la gioia che dà non è paragonabile a nessuna cosa al mondo, la sua Parola è una spada che penetra in profondità, la sua vita è pienezza, i suoi sogni sono l’eternità, il suo sguardo è forza, i suoi sentimenti una compagnia, il suo volto è uno squarcio di cielo, le sue mani sono sostegno.
Non finiremmo mai di dire di Lui … diceva san Paolo VI che 52 anni fa in una sera calda d’estate come questa lasciava questa terra: moriva proprio il giorno in cui la Chiesa rivive, fa memoria, ripropone, si porta tutta su quel monte a rivivere la gioia dei tre apostoli davanti a Gesù Trasfigurato.
E san Paolo VI lo abbiamo lasciato là perché con la sua forte fede, con la sua diritta personalità, con il suo sentimento, con la sua intelligenza, trascini anche noi fin lassù davanti a Gesù trasfigurato.
6 Agosto 2020
+Domenico