Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 18, 15-20)
«In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
Essere cristiani non è mai stata una esperienza da single. E’ importante la coscienza personale, la libertà di decisione. Sei tu che sei chiamato non il tuo gruppo o la tua famiglia.
E’ verissimo che occorre partire sempre dalla propria libertà personale: sono finiti i tempi in cui si diventava cristiani perché lo erano tutti quelli del nostro ambiente, paese, città, famiglia, anche se la cultura ha il suo influsso sempre, e così le tradizioni … ma quello che è assolutamente sempre vero è che la fede non è un fatto privato, non si chiude nella coscienza, non si isola dal mondo.
Non si può essere cristiani senza creare relazioni positive con gli altri, non si può amare Dio se non si ama il prossimo: essere credenti in Cristo esige aprire la propria vita a una relazione di bontà con gli altri.
Proprio perché la fede è un atto d’amore e l’amore è vero se non termina su se stesso, ma si apre all’altro.
Ecco allora i tanti insegnamenti del vangelo sulla necessità dell’amore a Dio e al prossimo contestualmente, del vivere uniti per chiamare nell’esistenza la presenza di Dio.
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome lì ci sono io.”
Ci si domanda spesso, dove sta Dio? Ci aiuta? È a noi vicino?
Il modo più sicuro per sperimentare la sua presenza è stare assieme nel suo nome e lì c’è Lui: le nostre comunità cristiane allora diventano palestre di comunione, anche se è la comunione più impossibile perché ci stiamo tutti noi con le nostre divergenze, i nostri difetti, le visioni opposte di vita, le condizioni contrastanti … eppure Dio fa il miracolo di tenerci assieme, come ha tenuto assieme gli apostoli, i primi cristiani, popoli barbari e civili, potenti e deboli, schiavi e liberi.
Spesso la nostra testimonianza non è compresa dal mondo perché viviamo disuniti, perché non siamo capaci di mostrare il dono dell’unità: se non siamo capaci di stare uniti nel suo nome, lui non c’è, non può starci, è contrario al suo stesso essere; siamo noi che lo buttiamo fuori.
Come è bello che i fratelli vivano assieme diceva il salmo, è un unguento sulle nostre ferite, un balsamo per la nostra cattiveria, una speranza per le innumerevoli solitudini, una certezza della sua presenza tra noi.
Se vi amerete a vicenda allora io sarò in mezzo a voi e loro crederanno a me perché li amate.
12 Agosto 2020
+Domenico