Mi bastano le tue briciole

Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 15,21-28)

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Gesù non era un personaggio televisivo, non bucava il video, ma stanava dai cuori speranza e per questo “non poteva restare nascosto, lo cercavano tutti”, dice il Vangelo.

C’è tra la folla una donna coraggiosa, decisa – sfacciata, direbbe qualcuno – che bada più alla sostanza che alla forma. E’ di origine greca, non è del giro degli ebrei, per questo si sente più libera, ma anche più disperata.

Le è stata strappata la figlia dal demonio, le è stato tolto il suo bene sommo; non è più la stessa da quando il demonio gliel’ha stregata: se ne è carpito il corpo, il cuore e l’anima, le ha distrutto tutti i legami di affetto; si sente in casa non solo un corpo estraneo, ma il male in persona e questo male sta in sua figlia, in colei che ha partorito con dolore e segue con indomabile amore.

Sa che c’è Gesù e va da Lui: non le importa niente delle convenzioni sociali, si butta ai suoi piedi; lei straniera, donna, intrusa e disperata, ma con la speranza puntata in Gesù e osa, osa dire quello che il suo cuore le chiede, quello che da tempo sente di affidargli.

“Gesù qui c’è mia figlia, ma il male me l’ha rapita; Tu che sei la vita vera, Tu che ami la gioia di vivere, Tu che non hai niente in comune con il maligno, Tu che sei l’innocente: guariscila, restituiscila alla vita, alla bontà, non permettere che sia preda di un male più grande di noi e che noi non possiamo vincere.”

Gesù sepolto dalla folla rumorosa dei suoi connazionali, avverte che c’è una domanda pressante, una umanità ferita davanti a sé: coglie la disperazione, ma sa di essere circondato da una mentalità arroccata su un’alta concezione di sé.

Dice alla donna quel che la gente pensa: “Ti rendi conto che stai esagerando, non c’è pane per l’estraneo, per l’intruso; ci sono figlie e figli che hanno bisogno di ritrovare salute, appartenenza piena al popolo santo di Dio! Che pretendi, tu che non sei dei nostri?”

Lo pensiamo sempre tutti – e lo diciamo pure – che vogliamo goderci quel che abbiamo e che non ne possiamo più degli intrusi, degli stranieri, dei poveracci che disturbano la nostra già fragile quiete ed equilibrio: stessero tutti a casa loro, noi vogliamo godere della nostra vita da soli; noi abbiamo sudato il nostro benessere e non vogliamo spartirlo; non solo non siamo accoglienti, ma ci appropriamo anche di quello che Dio ci ha dato per tutti.

Ma la donna ha una disperazione nel cuore: questa è fede pura, lo dice anche Gesù, e le briciole che la donna sperava si trasformano in pane della vita, e la straniera, la siro-fenicia, la pagana, l’immigrata si rivede donata, libera, vera, guarita, ricostruita nella sua dignità e nella sua figliolanza la sua creatura, la sua figlia, che prima era del demonio.

16 Agosto 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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