Occhio buono, fa sempre buono l’altro

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)

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Il comandamento dell’amore di misericordia è l’unica via di salvezza, perché ci fa diventare quello che siamo come cristiani, come battezzati, cioè figli dell’Altissimo:  è una verità decisiva per la quale non si può assolutamente abbassare il tiro; chi lo facesse è un cieco che guida un altro cieco, è un falso maestro.

La misericordia è il massimo bene perché è quell’amore che sa realisticamente conoscere e farsi carico del male.

La misericordia impedisce la stoltezza e la presunzione di criticare gli altri; la critica la rivolgiamo prima di tutto a noi stessi, per conoscere il nostro male e la misericordia di cui siamo assetati: alla critica in cui si usa la verità per trionfare sull’altro dobbiamo sostituire sempre l’autocritica. In questo modo ci scopriamo, come gli altri, bisognosi di misericordia; vinciamo la cecità e siamo messi in grado di togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello allo stesso modo in cui è stata tolta la nostra trave dal nostro occhio.

Infatti la misericordia guarisce il male dell’altro e ci salva dal nostro male, altrimenti siamo ipocriti!

Con questa parola Gesù stigmatizza, rende evidente, fotografa il grande peccato: quello di Adamo che volle mettersi al posto di Dio, quello del fariseo che pensa di salvarsi da solo, rimproverando gli altri.

Ipocrisia non è una semplice finzione, ma un protagonismo, il cercare il primo posto in tutto, farsi centro di tutto, mettere l’io al posto di Dio. Ricordiamo tutti quel fariseo che stava davanti all’altare e si riteneva migliore del pubblicano che stava in fondo alla sinagoga.

La critica non è assolutamente mai via per la correzione del fratello. L’unica correzione possibile dell’altro, così che non si indurisca nel male, è il mio occhio buono di perdono e di misericordia.

Questo può avvenire se ho conoscenza del mio male e faccio anch’io esperienza del perdono di Dio. Se il fratello, l’altro che incontro si sente assolto e graziato può camminare verso il bene, può percepirsi bisognoso di misericordia e farne esperienza.

Agire diversamente è essere guide cieche di altri ciechi: finiamo per filtrare il moscerino e ingoiare il cammello.

Noi che spesso pratichiamo la vita della comunità cristiana, che abbiamo dimestichezza con la Parola di Dio, siamo ancora più tentati di giudicare gli altri e giustificare noi stessi: è un peccato di cecità che ci impedisce di conoscere il nostro male e di conoscere Dio.

Insomma per fare del bene occorre sempre avere un occhio buono, guardarci dentro, rimproverare noi stessi e mai gli altri.

Tutti abbiamo l’esperienza di avere percepito su di noi uno sguardo di bontà, la percezione che senza merito qualcuno mi ha voluto bene: un occhio buono vede buono e fa diventare buono, perché comunica bontà e non giudizio.

11 Settembre 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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