Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 8,1-3)
Il dono della fede che Dio continuamente ci rinnova è sempre una realtà che esige una riflessione critica, come quando si affrontano letture di testi anche letterari che ci costringono a guardarci dentro, a pensare, a metterci in discussione.
La fede cristiana poi è basata moltissimo sulla Parola di Dio, su quella bellissima definizione di Dio che il Concilio ci ha aiutato a rendere quotidiana, perchè noi Dio lo possiamo pensare con tutta la nostra razionalità che vogliamo, molti filosofi si sono cimentati su “chi è questo Dio”, il Concilio ci dice che Dio è colui che ha deciso di parlare agli uomini come ad amici.
C’è un dialogo allora, una parola che non ci può mai lasciare indifferenti, un uscire di Dio dal suo mistero per rapportarsi con noi, per farsi sentire, per definire se come interlocutore di un dialogo di amicizia, non di terrore, nemmeno di irraggiungibilità e di astrattezza.
Dio ci parla e stabilisce con noi relazioni di amicizia.
I tre versetti di Vangelo di Luca di oggi sono una sorta di sommario sulla attività missionaria di Gesù: ci dicono tre cose semplici che dovremo sempre approfondire.
Gesù fa una vita da itinerante per annunciare il Vangelo: viaggiava per città e villaggi annunciando la buona novella del regno di Dio e quindi diventa modello di quello che la Chiesa dovrà sempre vivere.
Il famoso “uscite” che continuamente papa Francesco ci ripete, non è niente altro che quanto Gesù ha vissuto. Gesù setaccia tutto il territorio della sua Palestina per non lasciare nessuno senza la sua parola.
La sua intensa vita pubblica è tutta organizzata così. Va con la fretta di chi sente urgente cambiare modo di vivere, mettere forze a disposizione di un progetto nuovo di vita.
E’ come un cercatore di tesori, un intenditore di talenti che intuisce le grandi potenzialità degli uomini e le vuole stimolare a prendere posizione per il regno di Dio.
Il suo scopo è dare la notizia esplosiva che il regno di Dio è presente, è in atto, sta realizzandosi con lui.
Ancora, i dodici stanno con Lui: sono qualificati dallo stare in compagnia di Gesù, associati al suo stesso stile di vita e di attività; il loro stare con Gesù è la sorgente del loro annuncio, con esso aggregano attorno alla sua Parola e proprio per la loro testimonianza, Gesù arriva fino a noi e noi possiamo giungere fino a Lui. E’ una squadra assortita variamente, alcuni chiamati dagli stessi primi discepoli, altri direttamente da Gesù, tutti sicuramente entro un progetto di continuazione dell’opera di Gesù.
Con essi Gesù esprimerà tutta la sua pazienza nell’attendere le decisioni di seguirlo nel massimo della loro libertà e con loro sarà sempre franco e diretto, appassionato e dolce.
E da ultimo, le donne sono abilitate a seguirlo insieme agli apostoli, fatto molto importante per il tempo di Gesù. Le donne allora non erano tenute in grande considerazione, invece Gesù se le associa al compito dell’annuncio: Maria Maddalena sarà addirittura la prima persona che annuncerà la risurrezione di Gesù.
Le donne si prendono cura del Signore Gesù: il Vangelo dice che alcune di esse sono state salvate dai demoni. Proprio perché perdonate sapranno perdonare; amate, sapranno amare. I loro nomi sono Maria di Magdala, Giovanna moglie di un amministratore dello stesso Erode, Susanna e molte altre.
18 Settembre 2020
+Domenico