La Parola imprigionata e uccisa e il silenzio di Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 9, 7-9)

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Ogni personaggio  presentato nel Vangelo si porta sempre dentro qualcosa del nostro vivere. Oggi è la figura meschina, strafottente, impenitente di Erode. Tutti ricordiamo la sua storia: figlio di Erode il grande, era tetrarca, di una regione della Palestina, fece decapitare san Giovanni Battista dopo il ballo della figlia di Erodiade, sua sposa, sottratta a suo fratello. Finì miseramente esiliato in Francia confinatovi da Caligola, cui aveva chiesto udienza per essere nominato re e non solo tetrarca, sospinto sempre dalla intrigante moglie Erodiade.

Luca nel Vangelo lo presenta come uno che ascolta e vuol vedere Gesù e in pratica ci fa capire per quale motivo anche noi, che ci portiamo dentro un po’ di Erode, non siamo in grado di riconoscere il Signore e perché fallisce il nostro incontro con Lui, pur avendolo ascoltato e avendo desiderato vederlo.  

Chi è Gesù per Erode? E’ un concorrente, da conoscere con curiosità intelligente, da manipolare e poi da uccidere. Erode pone sè stesso al centro di tutto: ogni suo interesse è attendere il momento giusto per avere a disposizione l’altro, non tanto per riconoscerlo. Per questo non potrà mai conoscere il Signore!

Questa è la componente di Erode che possiamo nascondere in ciascuno di noi e che ci impedisce di accogliere Gesù e di riconoscerlo come Signore, perchè mettiamo sempre al centro noi!

Erode come capo impersona il popolo adultero, di cui è figura. Il popolo ebraico è adultero perché dovrebbe amare il suo sposo, con tutto il cuore e non lo fa, chiamato a conversione dai profeti, preferisce zittire la Parola di Dio uccidendola, piuttosto che convertirsi. La radice della impossibilità a conoscere Cristo è avere il cuore chiuso a ogni intelligenza e rifiutare la correzione.

L’atteggiamento sbagliato, quando ci si accosta alla verità di Dio e alla sua Parola, è quello di chi tenta sempre a tutti i costi di giustificarsi, uccidendo la Parola. Il vero peccato è il non riconoscerlo mai come tale e ancor più impedirci di riconoscerlo.

Gesù dirà ai farisei: Se foste ciechi, non avreste nessun peccato, ma siccome dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane. Imbavagliare la parola che lo denuncia è spegnere la luce che lo fa vedere.

Ecco … Erode ha orecchi per udire, ma non vuole intendere e, per garantirsi di non intendere, elimina la voce che gli fa udire, che era Giovanni Battista. Questo Erode, abile nel darsi ragione per non convertirsi, fino a far scomparire la Parola, imbavagliandola e uccidendola è dentro ciascuno di noi, e soffoca la verità nell’ingiustizia.

Abbiamo da difendere il nostro io, i nostri interessi. La più grande maledizione biblica è aver fame e sete della parola di Dio, cercarla dovunque e non trovarla.

E’ la maledizione di chi vive nella infedeltà e nell’ingiustizia e non vuol sentirselo dire e per questo uccide chi gli parla. 

Solo il silenzio gli può tenere aperta la domanda: sarà il silenzio di Gesù di fronte ad Erode, quando glielo porteranno davanti già condannato a morte e anche lì Gesù con il suo silenzio gli lancia l’ultimo invito a rientrare in se stesso.

Gesù tace per non condannare: è l’ultimo stimolo a cercare i motivi di questa non risposta, l’unica possibilità che può aprire alla conversione. Tante volte noi accusiamo Dio di non parlare, cerchiamo invece di capire perché fa silenzio, perchè non riusciamo mai a trovarlo, perchè ci sembra che Dio non ci parli mai …

Non c’è forse bisogno della nostra conversione?

24 Settembre 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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