Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 9, 18-22)
Siamo sempre tutti in cerca di sapere chi siamo per le persone che vivono con noi, e siamo sempre in cerca di conferme: il papà in casa non sa più chi è per i figli, la donna vorrebbe sapere chi è per l’uomo e per la società, la ragazza si domanda chi è per il suo ragazzo.
I giovani vogliono sapere che cosa contano per gli adulti: con la pandemia ne è nata un po’ di rivalità – tra l’altro – perché devono stare alle mascherine anche per salvare gli adulti, e gli adulti vogliono sentirsi dire dai giovani se sono solo in attesa della discarica, dato che sono oggetto di scrematura, o forse ancora compagni di strada, maestri di vita.
Anche Gesù domanda ai suoi discepoli “la gente chi dice che io sia?”
Chiede anche lui conferme perché si sente insicuro?
Gli apostoli credono che sia un sondaggio innocuo e si lanciano a dare percentuali: “al primo posto ti vedono come il Battista, al secondo come Elia, a seguire un po’ tutti i profeti … sai, la gente si lascia impressionare da quel che fai, da quel che dici; Sono rimasti molto scossi quando hai affrontato con decisione i farisei, quando le hai cantate chiare riguardo alle tasse ai rappresentanti del governo, quando hai messo a tacere chi ti rimproverava che non eri ligio al sabato” … ma Gesù non sta cercando audience, non ha bisogno di conferme, non dipende dai sondaggi di opinione: vuole sapere se i suoi discepoli hanno scandagliato nella sua vita e l’hanno conosciuto per il Figlio di Dio che Lui è.
“Come faranno ad affrontare tutte le sofferenze che dovranno patire in mio nome se mi ritengono un guaritore, se mi dipingono come un uomo interessante, un buon amico? Chi darà loro la forza di donare la vita per il Regno di Dio? Chi annunceranno al mondo, che ha sete di infinito? Un altro sforzo titanico non riuscito per vincere il male o l’amore di Dio, mio Padre fatto carne, fatto vita piena per tutti?
“E voi, chi dite che io sia?”
E’ Pietro che ha intuito tutto, che ha ricevuto in dono da Dio di capire Gesù fino in fondo: dice “Tu sei colui che aspettiamo da sempre, il Cristo, il Figlio di Dio.” E’ la fede della Chiesa.
Ma Gesù li sgrida.
I discepoli non possono svelare che Gesù è il Messia senza la sorta di “correzione” che lui gli apporta con la sua morte e risurrezione.
Il mistero della croce, come via alla vita è lo specifico del suo essere Messia.
Il pensiero di Dio contrapposto al pensiero dell’uomo: gli stessi discepoli lo capiranno lentamente e solo dopo Pasqua, dentro confusione, tradimento, dolore e incomprensioni, delusioni e revisioni affrettate, disperazioni anche esplicite come i discepoli di Emmaus.
Le tentazioni che Gesù ha già affrontato per sé nel deserto e vincerà sulla croce sono nel cuore dei discepoli e della chiesa, nel tempo che va dal battesimo alla gloria: per questo la parola della croce deve essere una sorta di esorcismo per la chiesa contro ogni falso messianismo.
25 Settembre 2020
+Domenico