Il fondamento di ogni cristiano e della chiesa è sempre Gesù Cristo

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 9, 46-50)

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Il desiderio di primeggiare, di essere una spanna al di sopra degli altri, la voglia di controllare tutto e tutti quelli che fanno del bene, perché sembra quasi che debbano chiedere il permesso a noi, prima o poi ci invade: siamo come persone, che come gruppo, come associazione, come partito e come comunità o società civile, ma è sempre la stessa cosa.

Né vale  la pena di camuffarsi in una sorta di umiltà falsa, da facciata, tipo collo torto, perché si vuol avere sempre la volontà di prevalere o di costringere anche coi guanti bianchi.

Gesù ha spiegato non una volta sola a tutti i suoi discepoli il mistero di povertà, umiliazione e umiltà che deve caratterizzare chi vuol far parte della sua “squadra”, ma noi sappiamo che al mistero di un Dio che si svuota e si mette al di sotto di tutti, si contrappone sempre il misterioso egoismo dell’uomo che si gonfia e mette il proprio io e il proprio noi al di sopra pure di Lui, e diventa principio di divisione anche tra noi e Dio Padre.

Lo stesso purtroppo avviene anche per la Chiesa, che deve rinnegare il proprio noi e farsi piccola, per essere al servizio del suo Signore: è il famoso peccato originale che si manifesta mettendo me al posto di Dio e in noi a livello comunitario al posto del Signore, cercando la propria grandezza e il potere.

La comunità dei discepoli corre sempre il pericolo di diventare un noi centrato su di sé, invece che sul Signore da seguire.

Nessuno invece può porre un diverso fondamento da quello che già vi si trova nella chiesa, che è Gesù Cristo: seguire Lui e stare con Lui è quello che fa l’unità del noi e definisce chi appartiene alla chiesa, che in quanto sta con Gesù è aperta a tutti e lo comunica a tutti senza escludere nessuno.

La Chiesa forma un noi definibile e visibile, voluto dal Signore come sempre aperto e capace di uscire: L’essenza della chiesa è fuori di lei, è Gesù che va seguito, nel suo cammino che ci spinge sempre molto lontano, facendosi vicino ad ogni lontananza.

Ci sarà sempre una tensione tra libertà e istituzione e questo è un bene purchè la chiesa resti protesa ad accogliere il diverso e si mantenga nell’unità, corpo del Signore che abbraccia l’universo.

Questa unità nell’amore esige ed è capace di portare tanta diversità e pluralismo quanto è stretto il vincolo di amore dell’unico Signore: chi definisce chi sta dentro e chi sta fuori è soltanto l’unico Signore Gesù.

La diversità che caratterizza ogni chiesa, ogni popolo, ogni aggregazione con ideali alti sa di dover affrontare la tentazione  di diventare dominio e strumento di potere, deve tendere sempre a diventare invece disponibilità e ricchezza di doni spirituali.

Perché noi siamo innamorati e certi di poter diventare con il dono dello Spirito Santo, quel corpo di Cristo uno, armonioso, bello che è la Chiesa, una, santa e cattolica.

28 Settembre 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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