Dal sabato ebraico alla domenica di risurrezione

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 14, 1.7-11)

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La questione del sabato per gli ebrei era di capitale importanza – come tutti sappiamo – come dovrebbe essere per i cristiani il giorno di domenica: la legge ebraica aveva “dedicato”, più che ritagliato o aggiunto, nei suoi libri sacri molte riflessioni sul sabato, come giorno del Signore, come giornata di assoluto riposo, una giornata in cui si fa memoria del riposo di Dio al settimo giorno della creazione, come finestra aperta sull’eternità.

Per molti cristiani purtroppo la Domenica è ricordata solo come l’obbligo di partecipare alla Messa, all’Eucaristia: da dono di Dio è diventata solo un obbligo, per di più non molto osservato dalla maggioranza.

Quello che sentiamo nel Vangelo di oggi è l’ultimo sabato della attività di Gesù che Luca menziona nel suo Vangelo, e Gesù non perde occasione per ridefinire da credenti in Dio il significato del Sabato, e per cogliere l’occasione di anticipare il suo superamento  nella memoria viva della morte e risurrezione di Gesù con la  Domenica.

Se mangiare significa vivere, “mangiare” il sabato significa partecipare alla vita di Dio!

Gesù accetta l’invito di andare a mangiare un sabato in casa di uno dei capi: con questo racconto Gesù ci presenta e ci fa vedere il volto del Signore della vita; egli, per la ricchezza della sua misericordia, dona a tutti quella salvezza che è impossibile per tutti: è una vittoria sul lievito dei farisei, tutto è una lezione di umiltà, ci fa condurre una vita filiale e fraterna, che coinvolge concretamente il nostro rapporto con il Figlio di Dio, con noi e con tutti gli altri.

Gesù invitato a mangiare, accetta per offrire il suo pane sabbatico anche al fariseo. Vorrebbe guarirlo, perché possa cibarsene. C’è sempre un ribaltamento in tutti gli inviti che il Signore riceve; da invitato si trasforma in colui che invita a un altro banchetto.

Gesù, dove è accolto, accoglie sempre verso il Padre, e offre il pane del Regno.

L’idropico soffre di una grande arsura, ma più beve, meno si disseta e tutto ciò che prende lo gonfia di morte, aumentandone la sete; fa da specchio senza volerlo al fariseo: lui ha abbandonato Dio, sorgente di acqua viva  e si è costruito una cisterna fessa che riempie del proprio io invece che di Dio, ha in sé un lievito che non gli permette di maturare verso il Regno di Dio.

Solo Gesù sarà la sua vera sorgente di acqua viva che guarisce e disseta!

Noi pure siamo spesso questo fariseo, quando riempiamo la  domenica di tutte le nostre cose, pure belle, ma mai all’altezza della bellezza di Dio.

31 Ottobre 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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