Un invito è pur sempre alla felicità

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 14, 15-24)

Audio della riflessione

Nella vita di tutti giunge prima o poi una proposta, una richiesta, una convocazione, una puntualità da avere per un appuntamento. Insomma sicuramente un invito talora pressante, che esige da te una pesa di posizione. Lo accetto questo invito o lo rifiuto? Evidentemente fai subito una pensata per vedere che importanza ha nella tua esistenza, se ti è gradito, se sei in grado di accoglierlo e ti disponi a rispondere … vedi anche chi è che te lo fa e che rapporto hai con questa persona, se con lui hai amicizia, benevolenza, esperienza di pensiero comune.

Ebbene Gesù nel vangelo, non una volta sola, ci presenta suo Padre, il Signore, come un padrone di casa, come uno che ha responsabilità verso di noi che non solo ci vuole bene, se ci ha insegnato a chiamarlo padre, ma ci vuol coinvolgere nella sua vita, nei suoi progetti, nella sua felicità.

Non c’è nessuna creatura che non venga invitata: il suo invito è insistente, ci tiene tanto, ma ci lascia liberi. E’ un ricco signore, ma anche una persona autorevole e importante che fa un invito, si sottopone alla volontà delle persone invitate.

Direi che noi, gli invitati, siamo più potenti di Lui: Lui rischia il fallimento se noi non ci andiamo, noi invece ci facciamo i nostri comodi.

E capita proprio così: gli invitati della prima ora accampano tutte le scuse possibili per mascherare che a loro l’invito non interessa proprio. Ha un bel invitare il padrone! Tutti guardano il palmare e non c’è un buco per andare alla sua cena.

Gesù aveva letto le loro agende e in una trova un campo da comperare, in un’altra dei buoi da esaminare, nella terza un matrimonio… cose serie … ma c’è proprio posto per il banchetto. Assolutamente no …

Il padrone di casa  non demorde, Dio non si adatta, le tenta tutte, non ci fa mai mancare il suo invito alla felicità e costringe i suoi servi, il suo grande Servo che è Gesù, ad osare l’impossibile, il non politicamente corretto, lo stesso dono della propria vita.

Storpi e zoppi non farebbero mai parte di un consesso importante come il suo banchetto, ne sarebbero una dissacrazione; ma il servo ha capito bene e va dovunque: il Figlio di Dio non si fermerà solo ai buoni, ai ben disposti, ma estenderà l’invito a tutti e lo ha fatto anche a noi.

Nelle tre chiamate possiamo vedere i tre momenti della storia della salvezza: il primo è il tempo della legge, che non salva nessuno; il secondo è il tempo di Gesù, molto breve, che salva gli impediti; il terzo è il tempo della Chiesa, in cui gli esclusi, i pagani, sono “forzati” a entrare, sono messi a confronto con la vita della Chiesa, con i battezzati, con ogni cristiano che deve spalancare le porte, dare messaggi di bontà, di felicità; devono portare la gioia del Vangelo.

Siamo tutti noi: non è che ce la prendiamo troppo comoda e stiamo chiusi tra di noi e purtroppo non abbiamo più l’amore verso tutta l’umanità che è lo stile dell’invito?

3 Novembre 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

Rispondi