Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 17, 26-37)
Giustamente la nostra vita economica deve ogni giorno misurarsi con bilanci, contratti, programmazioni di entrate e uscite: tutti siamo preoccupati di far quadrare ogni cosa, almeno di pareggiare, soprattutto non perdere e, se vogliamo vivere, correre, guadagnare.
Per dare alla produzione e all’economia la modernità necessaria ci siamo dotati di nuova terminologia: la mission, il target, il planning, il counseling … poi temiamo un occhio al Nasdaq e al mibtel … insomma siamo moderni, attrezzati e precisi. Entro il tal mese dobbiamo giungere al top, altrimenti qualcuno salta.
Solo che questa sicumera che ci eravamo fatti, non abbiamo dovuto aspettare la fine del mondo per vederla infrangersi come neve al sole. La pandemia ci ha sconvolti tutti e tentiamo di dpcm in dpcm di ritornare alla severità dei nostri progetti. Cambiano le parole inglesi e sperimentiamo i fallimenti sotto i piedi.
Se è vero dell’economia ancor più questo è vero della salute e della stessa vita … e Gesù candidamente se ne esce con questa frase: chi cercherà di preservare la sua vita la perderà, mentre chi la perderà, la conserverà.
Se stai attaccato a te, se tutto il tuo interesse è la tua vita, se tutto porti al tuo “star bene”, ti troverai con in mano niente. Se invece avrài il coraggio di fare della tua vita un dono, se giocherai in perdita perché sei generoso, disinteressato, distaccato, non avaro, non egoista, ma altruista, conserverai la tua vita.
Sicuramente Gesù non parlava di economia, nè di affari, ma parlava di qualcosa che sta prima degli affari e delle economie; parlava di un cuore, di una vita, di una dimensione dell’esistenza che fonda anche il tuo benessere materiale.
Il pericolo è che spostiamo il criterio giusto per l’economia, anche se spesso è impietoso e potrebbe avere maggior umanità che è la risorsa più importante anche per gli affari, lo spostiamo, dicevo, nella vita di relazione, nell’amore, nel rapporto genitori – figli, nell’assistenza agli anziani, nell’amore a chi si sente di nessuno; qui esiste un’altra legge: un papà e una mamma che si dedicano ai figli, perdono proprio la loro vita perché mentre questi crescono, loro invecchiano. Ma che se ne farebbero della loro vita, se non la vedessero crescere nei figli?
Così è dell’amore tra due giovani: per volersi veramente bene occorre imparare a donare, a togliersi dal centro, a mettere al centro l’altra persona.
Ma a me cosa resta? Stai ancora a calcolare la vita, l’amore con la bilancia? A contare torti e regali? Devi vivere di speranza che è un attendere certo che la tua vita la riavrài piena.
Ieri questi pensieri e problemi erano di chi possedeva imprese, con responsabilità sociali, oggi sono di tutti! Abbiamo la capacità e l’umiltà di guardare a Dio in questa percezione di tramonto e far crescere speranza, che non è ingenuità di pensiero, ma molla di azione generosa con tutti, e Dio non ci farà mancare il necessario.
13 Novembre 2020
+Domenico