Lo voglio vedere anch’io questo Gesù

Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 19,1-10)

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Qualcuno crede che sulla sua vita sia già stata detta l’ultima parola. Sicuro, tranquillo, incallito … so quel che devo fare, ho sentito tutti: preti, politici, santoni, fattucchiere … ho un abbonamento agli oroscopi e mi sono fatto una mia concezione della vita. Di questi nostri tempi è bene non esaltarsi, mantenersi né troppo caldi né troppo freddi, tirarsi fuori e farsi i fatti propri: le leggi vanno interpretate, un po’ furbi bisogna esserlo, altrimenti lo sono gli altri meglio di te e ti silurano. Sono anche disposto a pensare che in questa situazione si goda anche di una certa serenità: non è detto che la coscienza si faccia sentire, l’hai talmente addormentata che non dà più segni di vita.

Zaccheo, un borghese piccolo piccolo, di statura pure, doveva essere questo nostro autoritratto: probabilmente piccolo e tondo, un “pallone gonfiato”; lui è esattamente l’opposto del fariseo, del giusto, del regolare, del bravo ragazzo, della persona per bene che osserva  una vita del tutto semplice. Lui ha abbandonato la norma, si è costruito il suo giro di amici, i suoi affari; le strade che percorre non sono quelle normali di tutti: spaccia, si buca, ruba, si nasconde, l’orario della vita glielo detta la necessità di procurarsi la grana e come spenderla e farla spendere, glielo detta tutta quella serie di appostamenti che uno deve fare per vivere di sostanze. E’ dentro un giro da cui non si esce facilmente: ha il suo tam tam, le sue indicazioni, legge i cartelli in cui c’è scritto “Dio c’è” e si apposta. E’ una vita parallela: non va certo in parrocchia.

Non c’è proprio più niente da fare, ha trovato pure il suo dio: l’uomo nella prosperità non comprende – dice il salmo – è come gli animali che periscono.

Ma, grazie a Dio, gli nasce in cuore una vanità: “di questo Gesù parlano tutti, io non ne ho proprio bisogno, ma voglio vederlo. Purtroppo non fa concerti, perché mi prenderei facilmente dei biglietti in prima fila, con tutti i soldi che ho. Non è del mio tipo da quello che ho sentito dire, anzi mi pare un po’ fuori di testa per quel che dice; ma lasciatemelo vedere”.

Due elementi mette in chiaro il Vangelo in questa sua “ricerca”, due difficoltà: era piccolo di statura e c’era molta folla; due difficoltà collegate e, se leggiamo i vangeli come una cronaca la salita sull’albero è una buona scorciatoia per risolverle; ma se il Vangelo è pieno, come lo è sempre, di simboli, possiamo analizzare e dare significati più profondi anche per noi a queste difficoltà.

Era “piccolo di statura”: fosse l’essere piccolo del Vangelo, cioè affidato completamente alla bontà di un papà, allora sarebbe un titolo di privilegio per essere amati da Dio, ma qui la piccolezza è piccineria, è non avere slancio, è tutto quell’insieme di elementi che non ti permette mai di alzare lo sguardo, è adattarsi al ribasso, è avere la testa incapace di generosità, di gratuità, di gratitudine; è la piccineria di chi si gonfia come un pallone, non si sviluppa mai in altezza, ma si allarga e non passa più da nessuna parte.

L’altro Non poteva per la folla: se sei piccolo di testa e di cuore, sei vittima dell’opinione di tutti, ti fai condizionare dalla moda, da quel che dicono gli altri, non c’è il minimo di indipendenza. I tuoi amici del pub ti determinano la vita, per far piacere a loro non prendi nessuna decisione, non hai il coraggio di tirarti fuori dal mucchio, ti nascondi sempre dietro l’idea dominante: il piercing ultimo grido, il tatuaggio d’obbligo, la furbata al supermercato, la rimorchiata da raccontare, il pestaggio da fare. Credi di essere indipendente, moderno, libero, invece non riesci a decidere niente se non hai l’indice di gradimento della “folla” degli amici della compagnia, che, quando sei col morale ai tacchi, ti scarica o si diverte con te facendoti ubriacare.

E lo vede: sale su un albero, una tribuna naturale, e comincia già a sentirsi appagato … non c’è niente di nuovo!

Ma ora è Gesù che lo vede: alzò lo sguardo, con quello sguardo che ti lacera dentro e gli dice: lo spettacolo è finito, adesso sono io che voglio vedere te fino in fondo.

Il resto è quello che tutti in fondo sogniamo per la nostra vita, una gioia senza fine e senza merito, una vita che cambia radicalmente: “Do la metà dei miei beni a poveri e quattro volte tanto a chi ho frodato”.

Alla sua vita mancava solo Gesù, come spesso manca alla nostra.

Anch’io voglio vedere Gesù.

17 Novembre 2020
+Domenico

Autore: +Domenico

Domenico Sigalini (Dello, 7 giugno 1942) è un vescovo e giornalista italiano, Vescovo emerito della sede suburbicaria di Palestrina. Una Biografia più esaustiva è disponibile su Cathopedia all'indirizzo https://it.cathopedia.org/wiki/Domenico_Sigalini

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