Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 14, 22-33)
Ci capita spesso di partire decisi, spavaldi, senza calcoli, convinti e poi perdere ogni ragione valida del nostro percorso: restiamo fermi a metà strada, perdiamo ogni stimolo, cerchiamo invano motivi, ci sentiamo vuoti e ci blocchiamo … è il classico mettere mano all’aratro e voltarsi indietro.
Pietro l’aveva provato sulla sua pelle quel giorno che deciso aveva chiesto a Gesù di poterlo raggiungere camminando sull’acqua: lo guardava fisso ed era talmente intenso lo sguardo, l’attrazione, il fascino che non ammetteva distanza o separazione da Gesù. Era stato in intimità con Gesù, aveva capito quanto fosse grande la sua forza e l’entusiasmo si cambiò in domanda, la domanda in passi sicuri.
A un certo punto però gli vengono meno tutti i motivi dell’entusiasmo, abbassa gli occhi su di sé, si trova quel pover’uomo che siamo tutti e comincia ad affondare: solo la fede in Gesù lo sosteneva! Ma a poco a poco è venuto meno quello sguardo fiducioso, si è incrinata la certezza, si è inscritto il dubbio. E Gesù, non solo in questa occasione, ma anche altre volte gli si rivolge, e si rivolge a tutti noi, chiamandolo uomo di poca fede.
Siamo di poca fede, quando ci vogliamo sostituire a Dio, quando crediamo di essere noi i padroni della nostra vita, quando ci sentiamo il centro di tutto; siamo di poca fede quando la riduciamo a ricetta per risolvere i nostri mali, a scaramanzia per le possibili disgrazie, ostentazione delle nostre sicurezze … allora svanisce l’abbandono in Dio, non abbiamo più lo sguardo fisso su Gesù, ma lo abbassiamo alle nostre debolezze, ci fa paura l’impegno, ci assilla la sicurezza e cediamo. Ci rintaniamo nelle nostre visioni da miopia.
E’ come quando si imparava a usare la bicicletta, ricordate? Si abbassava lo sguardo ai propri piedi sulle staffe e si perdeva l’orizzonte e l’equilibrio.
Pietro forse voleva “tentare” il Signore, mettere in campo un po’ di spavalderia, ma Gesù lo prende sul serio, rende vero l’impossibile se tu ti abbandoni in Lui.
La fede – però – non è una “quantità”, ma un modo di collocarsi nei confronti di Dio, una dimensione profonda dell’esistenza che non si misura a chili, ma a gesti di affidamento totale, a dialoghi fiduciosi, ad abbandono convinto senza riserve. E noi vogliamo sempre sentirci amati da Dio, affidati a Lui, fiduciosi del suo aiuto, accarezzati dalla sua mano, affascinati dalla sua bontà che non ci viene mai sospesa.
In questa pandemia che ci affligge, vorremmo anche noi avere lo slancio di Pietro, ma anche il necessario aiuto, forza, sostegno, coinvolgimento di Gesù nella nostra vita spesso disperata e penso soprattutto a chi è in terapia intensiva.
Signore, stendi la tua mano su tutti noi! Siamo tutti gente di poca fede, di tentennamenti, di paure, di chiusure su noi stessi: dacci lo slancio dell’abbandono tuo nelle braccia del Padre, dacci la certezza che fuori dalle tue braccia non cadremo mai.
La festa delle basiliche dei santi Pietro e Paolo ci leghino ancora di più alla roccia che è diventato Pietro per la tua Chiesa.
18 Novembre 2020
+Domenico