Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 20,27-40)
In questi tempi di pandemia le domande che ogni tanto ci facevamo diventano invece ora assillanti. Da sempre ci siamo chiesti: che c’è dopo questa nostra vita terrena? Possiamo penetrare questo al di là o dobbiamo accontentarci di vivere di congetture, di ansie, di desideri, di attese? Oggi queste domande diventano più drammatiche si cementano dentro le nostre “tute protettive” e ci sembra di essere soli a rispondere.
Sono le domande che facevano a Gesù anche i suoi contemporanei: Lui parlava di regno di Dio, Lui si diceva collocato entro questa grande intimità con Dio Padre; Gesù doveva allora saper dare risposte a questo assillo della verità ultima della vita.
C’è una grande verità nella vita umana che ci può far impazzire di gioia o di paura: dal momento che siamo nati, noi non potremo non esserci per sempre; è iniziato qualcosa nell’universo quando i nostri genitori ci hanno concepito, questo qualcosa è qualcuno, e questo qualcuno non potrà più essere cancellato.
La vita che sperimentiamo su questa terra è solo un piccolo inizio di una eternità!
Ebbene il nostro futuro è una vita senza fine: La risurrezione traccia il confine tra i giorni che possiamo contare … spesso nel dolore, talvolta nel male, sempre nella fatica … e i giorni senza fine di una vita nuova. Sì! perché la fede cristiana è fede in una vita piena in Dio per ogni persona cui giunge il suo amore in Gesù.
Ma chi ci crede? Ma come è possibile? Ma ci siamo proprio noi o una biblioteca o videoteca con i nostri ricordi? Ma come fa Dio a raccattare tutti i pezzi in cui ci stiamo dilaniando? Ti pare possibile che ci sia un posto in cui ci stanno tutte le persone vissute, viventi e che vivranno?
Insomma … tentativi di ridicolizzare la vita futura li hanno fatti anche a Gesù quando gli hanno chiesto di chi sarebbe stata moglie in Paradiso la donna vissuta con sette fratelli maritati e morti uno dopo l’altro: sembrava proprio un caso insolubile che rendeva ridicola la credenza di una vita futura bella, giusta, riuscita … ma Gesù come sempre fa fare un salto di qualità, offre la possibilità di un colpo di ala: il futuro, il paradiso, la pienezza della vita in Dio non è l’aggiustamento dei cocci della nostra fragile esistenza, non è un faro nella nebbia, non è un compromesso, una improbabile mediazione che da ragione a tutti e a nessuno, è una vita piena nel Signore!
Lui darà risposta piena alle ombre di amore che nelle nostre vite “tentavano” di imitare la sua luce, lui darà forza definitiva che sorpasserà ogni nostra debolezza, lui riempirà la vita di tutti fino alla sazietà. L’amore di due sposi qui è appena all’inizio, l’amore di due genitori qui si trova impigliato sempre tra dedizione e sconforto, tra generosità e dubbio. Si semina un corpo mortale, debole, fragile, corruttibile, dirà San Paolo, e risusciterà immortale, fresco, forte, felice.
San Giovanni pure si cimenterà con queste attese: siamo figli di Dio e non riusciamo a immaginare che cosa grande, sorprendente è godere della gioia del Padre: “Figlio tu sei sempre con me, quello che è mio è tuo”, diceva già il padre misericordioso al figlio che non sapeva cogliere la bontà di suo padre che avrebbe dovuto riempirgli la vita.
Dio riempirà oltre ogni misura la nostra vita e questo ci basta: Quel cielo cui siamo destinati non è vuoto e può ogni giorno dare alla nostra terra la forza di viverne in pienezza l’attesa.
La pandemia non può cancellare tutto questo, anzi ci allena a nutrire la vita con gli elementi più veri di noi: la solidarietà per vivere e non la lotta per la sopravvivenza; il volere il bene dell’altro, perché in pratica è voler bene a se stessi; aver cura di noi e cura di tutti, aver cura del Creato in cui siamo chiamati a vivere per il bene di tutti; pensare a un mondo per tutti e non a muri protettivi solo per la parte di ciascuno.
La festività di oggi che pone al centro della preghiera e della contemplazione è la Presentazione di Maria al Tempio, una festa che colloca Maria nella discendenza del popolo di Abramo e nel progetto grande di Dio che l’ha scelta senza peccato per diventare la madre di Gesù che con il suo “si” diventerà la sua appassionata scelta, non priva di dolore, della sequela di Gesù, fino alla croce, fino a quella spada che le trafiggerà l’anima.
21 Novembre 2020
+Domenico