Una riflessione sul Vangelo secondo Luca (Lc 21, 20-28)
Ci stiamo appassionando, come fa Luca prima di raccontare la passione di Gesù, a vedere quale è il fine della vicenda umana: noi, insoddisfatti di tutto, siamo sempre in ricerca e in attesa di qualcosa di nuovo.
All’attesa dell’uomo corrisponde l’avvento di Dio: la storia umana è un tendere inquieto a Lui e si placa solo nell’incontro con Lui … ma … quando avverrà questo incontro?
Ce ne è stato un primo con Gesù per i suoi contemporanei, ce n’è un altro che si snoda nel mistero della Chiesa, che ci unisce ogni giorno al mistero di Cristo, ma ce n’è anche uno futuro che noi chiamiamo “fine del mondo”.
Il Signore ci dice che quello finale si realizza al presente, vivendo oggi qui e ora la sua stessa storia: il suo destino di Figlio dell’Uomo è quello di ogni uomo e dell’umanità intera, che in lui si ricapitola.
Ogni tempo ha un suo valore definitivo, perché è legato strettamente al mistero di Gesù: La sua venuta passata determina la nostra fede, quella futura la nostra speranza e quella presente la nostra carità.
Per l’intelligenza è più importante il passato, per la volontà il futuro: ambedue però si congiungono nel presente e danno significato e senso ad ogni nostra azione umana.
La venuta del Figlio dell’uomo non è qualcosa di tremendo: è il compimento di ogni desiderio, l’incontro con il Signore!
Gli sconvolgimenti cosmici, la nostra stessa morte, sono eventi naturali, il loro carattere tragico è dovuto al nostro peccato. In realtà noi andiamo incontro a colui che viene a darci il Regno ed è il fine stesso della creazione: ci aiuterà a scoprire e stimare “il malfattore che muore in croce”.
Il male che subiamo e non facciamo ci associa alla passione del Signore: la sua croce è seme di risurrezione. Il malfattore vedrà il re vicino a se sul patibolo; Stefano mentre viene giustiziato, vedrà il Figlio dell’uomo: il discepolo sa che nella morte gli si è fatto vicino il Signore della vita, per questo conduce una vita che non è più schiava della paura della morte. Allora il credente, libero dalla paura di chi può uccidere il corpo, ma non l’anima vive con serenità seguendo il Signore passo, passo.
Il Figlio dell’uomo che viene è il Signore che mi ha amato e ha dato se stesso per me, che mi ha amato quando ero ancora peccatore … e Gesù davanti al Sinedrio – se ricordate – dirà proprio che il Figlio dell’uomo starà seduto alla destra della potenza di Dio: chi condannerà questo figlio dell’uomo proclamerà la potenza e gloria grande del suo amore per noi.
Noi aspettiamo che l’amore rivelato sulla croce tolga definitivamente il suo velo e conquisti tutti gli uomini sino agli estremi confini della terra; e noi, se saremo veri testimoni, aiuteremo questo svelamento per noi e per ogni uomo: allora la storia avrà raggiunto il suo compimento.
Il fine del mondo, non la sua fine, è l’attesa della manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.
26 Novembre 2020
+Domenico