Una riflessione sul Vangelo secondo Matteo (Mt 9,36-38) dal Vangelo del giorno (Mt 9, 35-10,1. 5-8)
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
La nostra vita cristiana spesso si sviluppa solo entro gli angusti confini delle nostre strutture ecclesiastiche: la sete di Dio oggi abita nelle coscienze di molte persone, ma noi cristiani spesso stiamo abbarbicati nei nostri comodi e pacifici spazi.
Gesù con i suoi discepoli è perentorio: “rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Uscite dal tempio e andate per le strade”.
Oggi la Parola di Dio deve risuonare ovunque: l’abitudine a isolare il cristianesimo o alla coscienza privata o alle nostre sacrestie è un insulto al Vangelo, è una ingiustizia nei confronti dei tanti che hanno bisogno di Dio, che hanno sete di Lui e se lo vedono sottrarre dai nostri comodi loculi.
Il mondo non è una sterpaglia – dice Gesù – non è una landa di ululati solitari, non è un groviglio di domande assurde, non è una accozzaglia di casualità senza senso: il mondo è una “messe”, è un terreno fertile; in esso è già maturato da sempre un desiderio, è saturo della attesa di uno sbocco, aspetta solo che qualcuno dia inizio a una mietitura … invece la nostra visione di mondo è sempre la fotografia, di ostilità, di mali, di lontananza da Dio …
Gesù dice invece che è una messe, che ha bisogno di operai che la raccolgono: ci viene offerta su un piatto d’oro una sete e noi, che custodiamo la sorgente, non la mettiamo a disposizione; ci viene offerto un campo maturo e noi non siamo capaci di raccogliere i frutti.
Avvento è anche accorgersi della sete di Dio che c’è nel mondo e offrire la sorgente: è portare a compimento una attesa con il dono della sua Parola … e torna ancora la parola precisa, che definisce la sollecitudine di Gesù: compassione.
Gesù ha compassione della gente stanca, sfinita e sbandata: sono tre aggettivi che possono ben fotografare noi uomini e donne di oggi, giovani inesperti e in balia di tutte le possibili novità e adulti disorientati a guardare continuamente indietro e a sperare di riportare il mondo come era prima.
Ma il futuro è sempre davanti, il futuro è sempre Gesù, il futuro è sempre scritto nella nostra decisione di offrire gratuitamente il Vangelo: gratuitamente, perché è dono di Dio, che non si può tenere tra le mani, ma che si deve continuamente mettere a disposizione di tutti, anche attraverso la nostra uscita gratuita.
Dio non ci abbandona mai: anche in questa pandemia è necessario che noi facciamo risuonare la gioia del Vangelo che il Signore qualche volta – talmente buono – ce lo fa provare dentro, irrompente.
5 Dicembre 2020
+Domenico